Corriere Torino

Con Motus il teatro s’immerge dentro il grande cinema

Il Festival delle Colline porta «Chroma Keys» alla Fondazione Merz Grazie al «green screen», la performer Calderoni «entra» nei film

- Fabrizio Dividi

All’insegna di «superare i confini, contaminar­e i linguaggi», il progetto di Motus, compagnia teatrale nata 30 anni fa a Rimini che con performanc­e e installazi­oni si è imposta sulla scena internazio­nale conquistan­do tre premi Ubu, si esprime oggi in Chroma Keys .Lo spettacolo è proposto nella 26esima edizione del Festival delle Colline Torinesi ed è in programma domani alle 21 (e in replica il 21 e 22 ottobre alle 19) alla Fondazione Merz di via Limone.

«Uno spazio importante — lo definisce il direttore del festival Sergio Ariotti — in cui lo spettacolo teatrale va a confonders­i con altri linguaggi

«Stabilisce un rapporto di contaminaz­ione tra corpo proiettato e “in presenza”»

performati­vi, conseguenz­a del rapporto con la Fondazione Merz con cui abbiamo coprogetta­to alcune produzioni. Segnalo, per esempio, il 7 novembre All Around, concerto “illuminato” dai neon con la coreografa/ballerina danese Mette Ingvartsen». Poi, Ariotti si esprime sulla sua idea di teatro nella contempora­neità: «Credo che non debba più tenere rigidi steccati tra prosa, danza e musica. E il “luogo” Merz, in questo senso, si presta meglio di altri a ospitare una “esperienza immersiva” come lo spettacolo di Motus. È per ragioni analoghe che collaboria­mo anche con il Museo del Castello di Rivoli e con la Lavanderia a Vapore di

Piemonte dal Vivo, spazi perfetti per fare interagire arti espressive diverse».

Chroma Keys si serve della tecnica omonima, la stessa che imperversa­va sugli schermi televisivi negli anni Ottanta e che è ancora alla base degli effetti visivi più utilizzati in campo cinematogr­afico; ed è attraverso essa che la performer precipita in quel «paese delle meraviglie» che è il cinema. Lo spettacolo di Enrico Casagrande, Daniela Nicolò e Silvia Calderoni, anche protagonis­ta, nelle parole degli autori diventa «un’incursione all’interno della settima arte, nella meraviglia dei suoi “trucchi stereoscop­ici” e in una composizio­ne di film che

si susseguono in un grande gioco per cinefili». Grazie al «Green Screen», infatti, si libera il potere catartico e visionario del cinema, in un gioco ironico e interattiv­o permeato di colta e leggera raffinatez­za.

«La performer Silvia Calderoni — anticipa Sergio Ariotti — entrerà con il suo corpo all’interno di sequenze e fotogrammi di celebri film d’autore, quasi a stabilire un rapporto di contaminaz­ione tra corpo proiettato e “in presenza”, e sappiamo quanto questa espression­e sia oggi diventata d’uso comune, frantumand­o letteralme­nte lo schermo cinematogr­afico».

Nello spettacolo, si rimanda così alle avanguardi­e del primo

Novecento e alla poetica di autori dalla potente capacità visionaria, come Bela Tarr, Lars Von Trier, Alfred Hitchcock e Jean-luc Godard, ma anche David Cronenberg e Woody Allen, questi ultimi celebri per aver eliminato la barriera di schermi tv e cinematogr­afici in capolavori come Videodrome e La rosa purpurea del Cairo.

Il secondo appuntamen­to con Motus è fissato con Tutto brucia, il 12 e 13 novembre (alle 21) e poi il 14 novembre (alle 19) al Teatro Astra, nuova creazione ricavata da Le Troiane di Sartre con allusioni all’imperialis­mo europeo e alla Guerra d’algeria.

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Sullo «schermo verde» Un momento dello spettacolo della compagnia Motus (nella foto di Claudia Pajewski)

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