Corriere Torino

«Sequestri lampo in auto, spaccio di droga e botte» Il pm chiede tre condanne

Moncalieri, pene fino a 7 anni e 8 mesi di reclusione

- di Massimilia­no Nerozzi mnerozzi@rcs.it

Bastava un debito (non onorato) per una partita di droga o, in un’occasione, anche solo una frase da spaccone detta in discoteca per far scattare la spedizioni punitiva, come racconta nella requisitor­ia il pubblico ministero Giuseppe Drammis: i quattro giovani caricavano in macchina la vittima e, tra minacce e botte, si vendicavan­o, fino a costringer­la a spacciare per loro, restituend­o così i soldi.

Scene da pagine di Don Winslow e che — secondo l’accusa — valgono la contestazi­one di gravi reati: a vario titolo, dal sequestro di persona alla rapina, dall’estorsione allo spaccio. Morale, una richiesta pene altrettant­o seria, davanti al collegio della terza sezione penale presieduto dal giudice Diamente Minucci: 7 anni, 8 mesi e 43 mila euro di multa, 3 anni, 2 anni e 4 mesi; mentre il quarto accusato è già stato condannato in abbreviato.

Di opposto avviso la ricostruzi­one delle difese, tra le parole sdrucciole­voli di una parte offesa («forse l’ho un po’ ingigantit­a») e ambienti non proprio giuridicam­ente raffinati: «Non sono studenti di Oxford», dice a un certo punto l’avvocato Tiziana Porcu. Insomma: «Abbiamo scelto il dibattimen­to per fare emergere la verità, ma così non è stato». Contesta la versione della procura anche l’avvocato Alessandro Paolini, sempre partendo dal racconto di una delle vittime: «Che ha celato l’effettivo motivo per il quale salì in auto». Continuare il consumo di droga, per la difesa. E, in ogni caso, continua il legale, se qualcosa c’è stato «dev’essere esclusa qualsiasi preordinaz­ione».

Per il pm, che ha coordinato le indagini dei carabinier­i di Moncalieri, restano invece «elementi certi per affermare la responsabi­lità degli imputati». A partire dalla dinamica dei fatti riferiti da chi, in auto, ci finì e dalla quale scappò, gettandosi in corsa e fuggendo tra i campi. Dopo una serata alla discoteca «Audiodrome», nel dicembre del 2019. Poco meno di un anno più tardi scattò il blitz dei carabinier­i, con il supporto dei colleghi del nucleo cinofili e del nucleo elicotteri di Volpiano, che portò a quattro arresti in seguito a un’ordinanza di custodia cautelare. Tutto era partito da quella notte di dicembre, quando un italiano di 32 anni denunciò di essere stato sequestrat­o e caricato su una macchina fuori dalla discoteca, per essere obbligato a lavorare per gli aggressori. Le indagini, e le chat telefonich­e, spalancaro­no un mondo, tra foglietti con i pagamenti delle partite di droga, foto di soldi, stupefacen­ti e armi. E «spedizioni punitive», per chi pagava in ritardo.

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Un posto di blocco dei carabinier­i
Blitz Un posto di blocco dei carabinier­i

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