Corriere Torino

«Soccorro gli altri per salvare me stessa»

Cecilia Strada è ospite oggi del Laboratori­o di Resistenza permanente della Fondazione Mirafiore: «Se non difendiamo i diritti di tutti, perderemo anche i nostri»

- Francesca Angeleri

«Voglio essere onesta. La mia, la nostra, certamente è un’esistenza complicata. Ma non facciamo un sacrificio. Salvare gli altri permette di avere la vita più bella del mondo. Per quanto tu possa dare, ciò che torna indietro è di più. Ci guadagni sempre». È Cecilia Strada la protagonis­ta dell’incontro Soccorrere

gli altri, salvare se stessi, che ci sarà oggi alle 19 al Laboratori­o di Resistenza Permanente della Fondazione Mirafiore. Presidente di Emergency dal 2009 al 2017, dopo la morte della madre, «che ripeteva sempre che ciò che facevamo era il minimo indispensa­bile per essere considerat­i esseri umani decenti», oggi è impegnata nell’avventura con Resq People Saving People.

Davvero anche lei si salva in mezzo al mare?

«Ne sono profondame­nte convinta. Il Mediterran­eo centrale da anni è un cimitero. Soccorrend­o esseri umani proteggiam­o i diritti e i valori in cui crediamo. Salvando quei bambini che muoiono nello stesso mare in cui i nostri figli fanno il bagno, stiamo mettendo la faccia di fronte alle spiegazion­i di cui un giorno, i bambini di oggi, ci chiederann­o il conto».

Cosa pensa di chi attacca il suo lavoro?

«Credo che gli esseri umani siano naturalmen­te predispost­i a salvare il prossimo. Se vedi uno che annega d’istinto allunghi la mano. L’ignoranza genera paura e chi soffia sopra quel fuoco ci fa credere che non è così, che dobbiamo tenerci stretti i nostri privilegi».

Invece?

«Invece è un’illusione. Perché se non difendiamo i diritti degli altri, prima o poi perderemo anche i nostri. È una questione di saggezza, di furbizia: riconoscer­e i diritti altrui è l’unico modo per tutelare i nostri».

A che punto è delle sue scelte: avrebbe mai fatto questo se non avesse avuto i genitori che ha avuto?

«Ci sono volte che sono molto stanca. E penso che vorrei a una certa ora del pomeriggio chiudere la porta e andarmene in ferie. E magari penso che sarei stata più contenta se avessi fatto un lavoro “normale”. Ma mi sentirei uno schifo se non mi impegnassi in ciò che faccio oggi, che è poi la cosa che mi rende davvero felice. Le scelte dei miei sono cominciate molto prima di Emergency, le ho assorbite da ogni cosa che ho vissuto con loro».

Per esempio da cosa?

«Dai film come Grido di libertà su Steve Biko, che mi ha fatto ragionare sul senso dell’ingiustizi­a per la prima volta. E poi i libri che mi davano da leggere. La decisione di Gino di fare il chirurgo nei luoghi di guerra mi ha permesso, da piccolissi­ma, di vedere com’era il mondo là fuori».

Questo lato della sua vita risucchia tutto il resto?

«Sono una che il 28 luglio saluta tutti: “Ciao ragazzi, ci vediamo a settembre”. Starmi vicino richiede tanta pazienza e sostegno da parte della famiglia, per contro credo di fare cose buone per loro e anche io ho pazienza. Mio figlio ha quasi 12 anni e ho fatto pace con il mio sentirmi non sempre all’altezza delle situazioni. Inadeguata».

Cosa non sopporta?

«Il benaltrism­o sui diritti. Quel “i problemi del Paese sono altri” mi è insopporta­bile ed è molto funzionale a non assicurarn­e nessuno di diritto. I diritti vanno tutti insieme, uno garantisce l’altro. Invece discutiamo di temi che dovrebbero già essere superati, come i matrimoni tra persone dello stesso sesso, l’eutanasia».

Gino Strada è morto. Il mondo intero l’ha pianto. Lei è riuscita a soffrire da figlia?

«In realtà devo ancora soffrire. Non ho assolutame­nte fatto i conti con questa cosa. So che è successo, ma è il cervello a saperlo. Non il cuore. Mi sembra inconcepib­ile che sia accaduto. L’orologio è fermo alle ore 12 di quel 13 agosto. E io ero in mezzo al mare. Potessi avere un altro giorno con lui non chiederei indietro l’eroe. Mi basterebbe farci qualche risata in cucina mentre prepara il ragù».

❞ L’impegno e la famiglia Le scelte dei miei genitori sono iniziate molto prima di Emergency, le ho assorbite da ogni cosa

❞ La perdita del padre Gino Potessi avere un giorno con lui non chiederei indietro l’eroe, ma qualche risata insieme in cucina

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Attivista Cecilia Strada lavora con Resq People Saving People ed è stata membro dell’equipaggio della Ong Mediterran­ea

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