Anita e le altre: donne che hanno fatto la storia
Il vero volto di Anita Garibaldi è in una miniatura, un piccolo ritratto realizzato da Gaetano Gallino e «certificato» da uno dei figli della rivoluzionaria brasiliana, Ricciotti Garibaldi. Con questo lavoro, in arrivo dal Museo del Risorgimento di Milano, che consente di vederla senza le forzature stilistiche della pittura, si conclude il percorso espositivo di Anita e le altre. Storie di donne del Risorgimento. La mostra apre oggi al Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, dove resterà allestita fino al 22 gennaio, per il bicentenario della nascita di Anita Garibaldi. Con una trentina di opere, si compone una galleria di volti e storie delle donne più importanti dello straordinario periodo storico che portò all’unità d’italia, con un video di Silvia Cavicchioli, docente all’università di Torino e consulente scientifica della mostra, su quel ritratto «vero». «Da anni pensavo di lavorare sull’argomento — racconta Ferruccio Martinotti, direttore del museo — e il bicentenario di Anita è stato l’occasione. Non viene fuori l’immagine della “donna del Risorgimento”, ma un prisma sfaccettato con un caleidoscopio di donne: l’attrice, la giornalista, la brigantessa, la sovrana. Chi ha combattuto con i Mille, chi è salito sulle barricate delle Cinque giornate». Intorno alla figura di Anita Garibaldi compaiono personaggi come Giulia Colbert Falletti di Barolo, Cristina Trivulzio di Belgioioso, Virginia Oldoini Verasis, contessa di Castiglione, e la regina Margherita di Savoia. Hanno tutte ricoperto ruoli importanti nel Risorgimento, ma sono rimaste in ombra per via di una narrazione prettamente maschile, riscoperte poi in anni recenti. «Non c’è un contributo per l’epoca ascrivibile ad Anita — aggiunge Martinotti — ma non dobbiamo confrontare lei e le altre con Camillo Benso conte di Cavour o Giuseppe Garibaldi, che erano fuori scala per tutti. Le donne giocano la loro partita. Anita, ad esempio, segue Giuseppe; c’è uno spazio che dedichiamo all’ultimo viaggio da Roma alle valli di Comacchio, durato un mese. Furono attaccati e braccati, ma lei rimase, avrebbe potuto nascondersi e ristorarsi ma non l’ha fatto». A colpire il direttore è soprattutto l’immagine di una brigantessa senza nome, con il «cipiglio fiero che dice più di tanti saggi cosa sia stata la lotta nel Sud Italia». Fra le opere di maggior pregio c’è il dipinto Anita morente di Pietro Bouvier, mai esposto a Torino.
Nel bicentenario
Tra le circa 30 opere esposte, si può vedere anche il suo vero volto, ritratto da Gallino