«La mia storia di rinascita tra gli alberi»
«Quando gli organizzatori di Borgate dal Vivo mi hanno contattata per partecipare al festival, ne sono stata molto contenta. Intanto perché il Museo Egizio è uno dei posti più belli di Torino e poi perché ogni volta che si presenta la possibilità di lavorare nella mia città sono sempre felice. Tornare a Torino è determinante per le mie scelte lavorative». Domani alle 21, nel cortile dell’egizio, Valeria Solarino leggerà L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono, accompagnata da una sonorizzazione dal vivo di Orelle. È la serata inaugurale della settima edizione di Borgate dal Vivo. Sarà uno spettacolo intenso e suggestivo basato su un testo sconosciuto a molti ma carico di significato. È una storia vera che l’autore, vissuto in Francia nel secolo scorso, ha incrociato durante una passeggiata in Provenza. Fu qui che incontrò un pastore solitario che aveva deciso, come missione di vita, di piantare una foresta di alberi. «Aveva perso moglie e figlio e aveva iniziato a seminare alberi. È una storia di vera rinascita». Si era trovato anche in mezzo alla Guerra Mondiale ma quando i due, dopo la fine del conflitto, si rincontrarono, «lo scrittore si trovò di fronte un uomo forse provato, come tutti allora, ma anche felice.
Aveva visto crescere i suoi alberi. Molti non erano sopravvissuti ma tanti altri sì. È una storia che ci fa capire quanto sia fondamentale l’approccio di ogni singolo individuo. Quanto, ognuno di noi, possa fare la differenza». Scrive Giono: «Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna avere la fortuna di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l’idea che la dirige è di una generosità senza pari, se con assoluta certezza non ha mai ricercato alcuna ricompensa e per di più ha lasciato sul mondo tracce visibili, ci troviamo allora, senza rischio d’errore, di fronte a una personalità indimenticabile». Così era il suo eroe e così mirano forse a essere molti dei ragazzi che all’ambiente pensano da quando sono forse non nati ma poco dopo. «Quando ero ragazza io, il tema ambientale non era al centro dei dibattiti, ora moltissimo. I giovani, anche nei loro singoli gesti, sono attenti, non sprecano, non buttano. Credo che questo avrà delle ripercussioni anche sulle loro scelte professionali. Mio nipote, che ha 17 anni, vuole fare l’ingegnere ambientale».
«Il testo di Jean Giono ci insegna che ognuno di noi può davvero fare la differenza»