Corriere Torino

Flora è stata una staffetta partigiana ed era molto attiva nel volontaria­to

- Di Floriana Rullo

Era stata una staffetta partigiana Flora Ravetto. Soprannomi­nata «Maruska» era vedova Broglio e viveva a Borgofranc­o d’ivrea. Una vita in cui aveva passato e vissuto sulla sua pelle il dolore che la guerra aveva portato ma anche visto con i suoi occhi la rinascita del paese grazie al boom economico. «Nasce a Marsiglia il 23 ottobre 1925 da Mario e Angelica Pitti. Il padre è operaio e la madre casalinga — racconta di lei il libro “Donne e Resistenza in Canavese” scritto dalla professore­ssa Maria Paola Capra —. La madre muore quando ha due anni e mezzo e Flora viene allevata dalla nonna, finché il padre si risposa. Frequenta le scuole elementari a Borgofranc­o e a dodici anni inizia a lavorare in varie sartorie eporediesi, tra cui nel prestigios­o atelier di De Fazio. Si sposa nel 1947 con Tino Broglio, con cui ha un figlio.

Inizia il suo impegno nella Resistenza nell’estate del 1944, dapprima autonomame­nte, prestando aiuto ai partigiani feriti ricoverati nell’ospedale di Ivrea e mettendoli in contatto con le formazioni partigiane, poi dal 1° ottobre 1944 entrando a far parte della 183esima brigata Caralli della VII divisione Garibaldi. Non dichiara la propria partecipaz­ione alla lotta partigiana, perché non vuole riconoscim­enti per il proprio operato…». Da sempre impegnata i varie attività di carattere religioso e nell’impegno di tramandare la memoria storica, usava ripetere: «Se fate qualcosa per gli altri lo fate per voi, perché vi fa star bene». E lei di bene ne ha fatto tanto, ricordano nel paese alle porte di Ivrea dove ora riposa. Lascia il figlio Gianni Broglio, molto legato all’anpi che al suo fianco, viveva a Borgofranc­o d’ivrea dove Flora aveva trascorso il resto della sua vita. Una memoria storica del territorio, apprezzata e stimata che non aveva mai smesso di mettersi a disposizio­ne degli altri, soprattutt­o nei momenti di difficoltà. Raccontava il suo vissuto. La sua storia. Perché il passato non doveva essere dimenticat­o. E anche per questo verrà ricordata con affetto da tutti i suoi concittadi­ni.

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