Corriere Torino

«È stato commesso un errore chiediamo scusa, ma il colore della pelle non c’entra»

La titolare del locale: «Chiamerò quel ragazzo»

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Cosa gli dirà?

«Per prima cosa gli chiederò scusa, a nome di tutta la mia famiglia. Mio padre ha aperto questo locale nel 1962 e lo abbiamo sempre gestito all’insegna del rispetto dei clienti. Tutti. Non ero presente quando si è verificato questo incidente e stiamo approfonde­ndo la questione, ma di certo quella frase, se è stata davvero pronunciat­a in quei termini, è inappropri­ata. Non appartiene al nostro modo di lavorare».

Ma quindi che cosa può essere successo?

«Noi abbiamo procedure molto rigide. Siamo fra i pochi locali che fanno “iperselezi­one” all’ingresso proprio per assicurare ai genitori che i loro figli possano trascorrer­e una serata senza rischi. Quindi controllia­mo i documenti di tutti i ragazzi, abbiamo personale maschile e femminile con metal detector e chiediamo ai clienti di aprire borse e togliere dalle tasche gli oggetti. Quella di mercoledì era una festa senza alcolici, riservata a ragazzi già inseriti in lista e di età fra i 14 e 16 anni. Chi non aveva questi requisiti non poteva entrare e abbiamo intercetta­to tantissime bottigliet­te di alcolici. In generale, non consentiam­o l’ingresso anche a quelle persone che hanno già dato problemi in passato o si comportano in maniera inadeguata durante l’attesa o sono conosciute per fatti spiacevoli. Sappiamo quali danni possono fare le baby gang, che siano italiani o stranieri non ci interessa. Grazie a questa procedura abbiamo eliminato i rischi e paghiamo persino un’ambulanza di fronte all’ingresso tutta la serata, si figuri se facciamo distinzion­e per il colore della pelle Quello che posso immaginare e che quei due ragazzi si siano trovati in un gruppo “sbagliato” o siano stati associati a loro per errore».

Come mai sono poi entrati quando è arrivato il padre?

«Perché ne avevano diritto ed era stato l’addetto alla selezione a sbagliare. Probabilme­nte quel signore ha parlato con un’altra persona che capisce meglio l’italiano e il problema è stato risolto. Ma sarebbe successo indipenden­temente dalla nazionalit­à del genitore o dei figli. Non siamo razzisti, lo ripeto, è stato sempliceme­nte un errore in buona fede».

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«Posso immaginare solo che quei due ragazzi si siano trovati in un gruppo sbagliato»

«Alla fine sono entrati perché ne avevano diritto, fermali è stato uno sbaglio»

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