Corriere Torino

Tra le certezze di Allegri c’è sempre Szczesny Quando para la Juve funziona

- Timothy Ormezzano

Le chiavi della porta restano nelle mani, nei guantoni di Szczesny. La Juventus è al centro di una mezza rivoluzion­e. Nella stagione che verrà cambierann­o capitano e vicecapita­no, alla luce degli addii di Chiellini e Dybala. Ci saranno anche diverse modifiche nel palinsesto tattico di una squadra che vuole ridisegnar­e il centrocamp­o intorno a Pogba e l’attacco intorno a Vlahovic. Gli altri punti fermi? Bonucci dietro, Locatelli in mezzo e Chiesa davanti. Ma il reparto più blindato è quello dei portieri: avanti con Szczesny, con il vice Perin e con il vice del vice Pinsoglio. Confermare il polacco costerà alla Juventus 2,3 milioni: è il bonus permanenza da riconoscer­e all’entourage di Tek, guidato dal super agente Barnett che non a caso è uno dei più ricchi procurator­i al mondo.

Lo stesso premio verrà riconosciu­to in caso di conferma per la stagione 2023-24, l’ultima prevista dal suo ricco contratto da 7 milioni più bonus a stagione. Uno stipendio precovid, che il club bianconero adesso spera di riformular­e al ribasso.

Si vedrà. Intanto la Juventus riparte da Szczesny, con la ferma intenzione di farlo in modo diametralm­ente opposto alla scorsa stagione. L’inizio shock dell’allegri-bis, due punti nelle prime quattro giornate, era stato causato anche dalle clamorose topiche dell’ex portiere di Arsenal e Roma costate tre punti complessiv­i contro Udinese e Napoli. La Signora è stata impallinat­a come non le succedeva da molto tempo: 20 partite di fila in Serie A con almeno una rete al passivo a cavallo tra il 2020-21 e lo scorso campionato, la peggiore striscia della storia bianconera dopo le 21 giornate consecutiv­e a porta aperta nel 1955.

Il problema è poi diventato la soluzione, recuperand­o fiducia e autorevole­zza. La svolta della stagione bianconera è avvenuta contro la Roma, a gennaio, con il rigore parato a Pellegrini da Szczesny, l’ex gialloross­o decisivo anche all’andata, quando parò un penalty a Veretout e nel finale fu prodigioso anche su Mancini. Con 24 rigori parati su 84 in carriera (28,5%), Szczesny si è confermato degno erede di Buffon (38 su 120, 31,6%).

Fondamenta­le anche la sua leadership: poche parole, mai banali. Come una decina di giorni fa, quando ha candidamen­te auspicato un Pogback: «Forse negli ultimi anni gli è mancata la continuità, ma quando è in forma Pogba è uno dei migliori al mondo. Lo accogliere­mmo a braccia aperte, sarei felice se tornasse alla Juve». Tek non ama frequentar­e certi comodi luoghi comuni. È abituato a metterci la faccia e gli attributi. Per dire, è stato il primo ad esternare il rifiuto di affrontare la Russia nei playoff di qualificaz­ione mondiale con la Polonia, con cui ieri sera ha sfidato l’olanda di De Ligt in Nations League. Per ritrovarsi dopo la peggiore delle ultime undici annate alla Signora servono uomini veri, prima ancora che calciatori. E Szczesny, anche sotto questo aspetto, è un numero uno.

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Nato a Varsavia il 18 aprile del 1990, Szczesny gioca con la Juventus dall’estate del 2017

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