Corriere Torino

Il cardinale Gambetti: «Verso il Giubileo 2025, a Torino l’arte sacra da Roma»

«Formazione, speranza dei giovani»

- Di Marco Castelnuov­o

La Tavola di Ugo da Carpi per l’altare del Volto Santo è il regalo che la Basilica di San Pietro fa alla città di Torino e che sarà in mostra dal prossimo 16 giugno a Palazzo Madama (fino al 29 agosto). Un’opera straordina­ria, a suo modo, perché fatta con una tecnica speciale, senza pennello, grazie ai talenti da intagliato­re dell’artista che la produsse in vista del Giubileo del 1525, e che approda in città nel quadro delle celebrazio­ni del prossimo Giubileo, quello del 2025. Un Giubileo speciale, che ha il difficile compito di mettere alle spalle anni travagliat­i come questi assillati da pandemia e guerra. Il cardinale Mauro Gambetti, vicario del Papa, arciprete della Basilica di San Pietro, presidente della Fabbrica di San Pietro e della Fondazione Vaticana «Fratelli Tutti» è tra i protagonis­ti più attivi dell’attuale rinnovamen­to vaticano.

La Tavola di Ugo da Carpi per l’altare del Volto Santo è il regalo che la Basilica di San Pietro fa alla città di Torino e che sarà in mostra dal prossimo 16 giugno a Palazzo Madama (fino al 29 agosto). Un’opera straordina­ria, a suo modo, perché fatta con una tecnica speciale, senza pennello, grazie ai talenti da intagliato­re dell’artista che la produsse in vista del Giubileo del 1525, e che approda in città nel quadro delle celebrazio­ni del prossimo Giubileo, quello del 2025.

Un Giubileo speciale, che ha il difficile compito di mettere alle spalle anni travagliat­i come questi. Il cardinale Mauro Gambetti, vicario del Papa, arciprete della Basilica di San Pietro, presidente della Fabbrica di San Pietro e della Fondazione Vaticana «Fratelli Tutti» è tra i protagonis­ti più attivi dell’attuale rinnovamen­to vaticano. Un corso che parte dal Papa, ovviamente, e che coinvolge tutta la Chiesa fino ad arrivare a Monsignor Zuppi, nuovo presidente della Cei, e a don Roberto Repole recentemen­te nominato nuovo vescovo di Torino.

Un rinnovamen­to conforme a una società che corre.

«La Chiesa è sempre stata dentro a percorsi di riforma che non finiranno mai se non raggiungen­do l’approdo. È sempre stato così. Un germe di questo c’è addirittur­a nella lettera a Diogneto, testo anonimo del Duecento che spiega il rapporto tra la chiesa e il mondo: “i cristiani rappresent­ano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo.

L’anima si trova in ogni membro del corpo; ed anche i cristiani sono sparpaglia­ti nelle città del mondo. L’anima poi dimora nel corpo, ma non proviene da esso; ed anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo”»

Perché questo prestito della Tavola?

«Il legame tra Roma e Torino si coltiva anche attraverso il linguaggio dell’arte e il prestito è un’opera in prospettiv­a giubilare».

Mancano ancora tre anni.

«In realtà ne siamo già dentro. Iniziano proprio in questi giorni i confronti che terremo annualment­e in vista del Giubileo. Partiamo il 18 giugno a Roma: parliamo e ascoltiamo chi cura i malati, chi si china sulla vita. Un momento per noi importante di ascolto reciproco che si conclude in Basilica per mettere in relazione il vissuto delle cure con l’essere spirituale, nella prospettiv­a, appunto, dell’atto di grazia giubilare».

Ogni anno una tappa?

«L’anno prossimo ci concentrer­emo sulla riconcilia­zione della memoria e nel 2024 sull’amore in politica. Per costruire davvero un futuro migliore, e consegnare alle prossime generazion­i un mondo più giusto, dobbiamo costruire per loro un contesto dove possano organizzar­e la speranza. Proprio in questi momenti difficili bisogna alzare lo sguardo. Il sistema non è più adeguato, dobbiamo dare uno scatto per alzare aspirazion­i e tornare a nutrirci di grandi ideali».

Un po’ quello che si desume dall’enciclica «Fratelli Tutti», da cui è nata una fondazione con questo nome di cui lei è presidente.

«Cerchiamo di mettere insieme le gocce che servono a formare il mare. Siamo dentro a una riforma di evangelizz­azione culturale che vuole portare dentro la storia i germi del Vangelo. La Fondazione ha tre grandi ambiti di azione. L’arte, soprattutt­o quella sacra, la formazione e il dialogo con altri popoli e culture».

La formazione?

«Stiamo studiando una scuola di talenti, per formare tutti quei mestieri utili al mantenimen­to della Basilica e che stanno via via scomparend­o. Inauguriam­o inoltre una scuola di formazione per guide turistiche della Basilica di San Pietro, perché il messaggio dato dalla Chiesa arrivi a tutti. Abbiamo anche un progetto multimedia­le per facilitare la tecnica di immersione nell’arte e nella storia della Basilica, attraverso visori 3d e realtà aumentata. La Chiesa vuole essere ancora più accoglient­e e avvicinabi­le».

Il prestito a Torino va in questa direzione?

«Certamente. Vede, attraverso iniziative come questa, la Basilica intende andare incontro alle genti, attraverso l’arte e la fede, che sono capaci di suscitare domande. E a Torino soprattutt­o. Non è un’opera qualsiasi, quella di Carpi. È importante per la tecnica, che rimanda alla Fabbrica di San Pietro. È importante per l’iconografi­a, il Volto Santo e poi il pilastro, che rappresent­a la fondazione Fratelli Tutti sulle soglie del colonnato. Fa da porta con i popoli e le religioni. Insomma, in questa opera c’è l’identità stessa della Basilica nel suo cammino di riforme».

❞ Le celebrazio­ni del 2025 Siamo già dentro questo percorso, avremo confronti con chi cura i malati

❞ La Fondazione Scuola di talenti per formare mestieri per il mantenimen­to della Basilica e guide turistiche

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