Imprese e Cgil, ruoli invertiti?
Il campanello d’allarme ha iniziato a suonare un po’ di anni fa. Ma il suo suono è rimasto inascoltato. Tant’è che la decisione dell’ Europa — stop alla produzione e alla vendita di veicoli termici ed endotermici dal 2035 nei confini dell’unione — sembra ora piovuta sulle nostre teste come un fulmine a ciel sereno. Ma non è così. Perché la tendenza-elettrico negli ultimi anni ha preso sempre più piede negli Stati europei. Stupisce invece l’inversione di ruoli tra gli industriali piemontesi e la Cgil. I primi a denunciare la «mazzata» che si abbatterebbe sui posti di lavoro con una quota di esuberi che — balletto delle cifre a parte — dovrebbe aggirarsi intorno alle 10 mila unità. E i secondi, molto meno preoccupati, che parlano di possibilità future, di riconversione professionale in vista dei nuovi mercati. Una prospettiva meno dolorosa di quella degli imprenditori. Tranne che per un punto. Il sindacato traduce l’innovazione con un periodo intermedio di cassa integrazione. Che tanto nuova non è.