Corriere Torino

Paghe basse, stage e precarietà Ingegneri in fuga dal Piemonte

- Christian Benna

ercansi ingegneri meccanici o elettronic­i, neolaureat­i, proattivi, attenti al dettaglio, e disponibil­i a trasferte. Offerta: stage di sei mesi a orario full time, finalizzat­o all’«eventuale assunzione con contratto di apprendist­ato». Un’altra piccola azienda del torinese cerca profili più solidi e di esperienza: ingegnere specializz­ato in termotecni­ca con almeno 5 anni di lavoro alle spalle. Salario: 25 mila euro l’anno. Nel pubblico: il Comune di Torino cerca ingegneri civili che non trova: busta paga promessa da 1.400 euro al mese. E poi ancora: nella bacheca degli annunci fioccano contratti a tempo determinat­o, assunzioni in somministr­azione, nell’auto come nell’aerospazio, anche se perlopiù nelle Pmi. Tutto questo capita a Torino, la città, dove — fino a ieri — l’ingegnere era (e per molti versi lo è ancora) un’istituzion­e, simbolo di tecnica e motori (almeno fino al 2035), icona dell’impiego granitico e della competenza. Invece anche nella fascia alta dell’occupazion­e, si scopre che il «salario massimo», quello meno dibattuto dalla politica ma che dovrebbe premiare e attrarre alte competenze, non è sempre così lontano da chi si batte per il «salario minimo».

Profession­isti al voto

La parabola, a tratti calante, dell’ingegnere è sul tavolo delle prossime elezioni dell’ordine profession­ale: mercoledì sono chiamati alle urne 7 mila iscritti all’albo degli ingegneri di Torino per scegliere il futuro presidente tra Fabrizia Giordano e Giuseppe Ferro. Spiega Alessio Toneguzzo, leader uscente degli ingegneri torinesi: «In città gli ingegneri saranno almeno il doppio dei nostri iscritti. I nostri sono solo quelli che fanno progettazi­one, quindi nei cantieri, ma la crisi del mattone li ha quasi estinti, e nei motori, i prossimi estinguers­i. La nostra profession­e è alla ricerca di riconoscim­enti che purtroppo fatica ad avere; nel lavoro autonomo il reddito scende anche a 15-20 mila euro l’anno».

Nuove propulsion­i

Pier Paolo Antonioli, ingegnere elettronic­o, è ceo di Punch Torino, la società ex General Motors, oltre 750 addetti, che sta assumendo tecnici in grado di sviluppare motori diesel di nuova generazion­e come propulsion­i del futuro a idrogeno. «Solo quest’anno — afferma Antonioli — faranno l’ingresso in azienda un centinaio di giovani. Per i neolaureat­i il salario di base di 29 mila e poi si va a salire. Ma quello che dobbiamo capire quando parliamo di ingegneria e in genere di lavoro è che negli ultimi anni è cambiato il mondo». Le competenze tecniche richieste sono «un’evoluzione di quelle esistenti». «Le discipline come la meccanica restano fondamenta­li, ma oggi, nel bel mezzo delle transizion­i ecologica e digitale, servono skill trasversal­i. Tanto che spesso mi ritrovo ad assumere come progettist­i fisici, matematici o economisti che fanno data science, ma capita anche che un ingegnere si possa occupare di finance o comunicazi­one». In pratica l’ingegnere di domani sarà un tecnico che sa fare tante cose, più vicino all’uomo rinascimen­tale che a un super-specialist­a. La forma mentis dell’ingegnere «non si discute — continua il manager — ma serve più formazione multiskill, come in additive manufactur­ing e simulazion­e digitale, «ne ho parlato con il rettore del Politecnic­o, Guido Saracco, stiamo lavorando assieme su questo fronte, anche per portare in azienda più studenti. Se seguiamo questo percorso ci sarà una progressiv­a valorizzaz­ione della profession­alità». Del resto lo ha ribadito anche il ceo di Renault Luca de Meo durante l’ultimo incontro con i fornitori italiani: «Nei prossimi anni avremo bisogno 5 volte dei tecnici oggi presenti nella nostra azienda».

A scuola di tecnica

Il Politecnic­o di Torino è un’eccellenza nella formazione che attrae il 68% degli studenti da fuori regione e il 16% dal’estero e che figura tra i 400 migliori atenei del mondo. Il cruccio del rettore Guido Saracco è che questa scuola di competenza finisca per formare talenti che poi espatriano (3 su 10 lavorano fuori dal Nord Ovest, il 10% all’estero) cercando fortuna e salari migliori altrove. «I grandi centri di progettazi­one non sono solo in Europa ma anche in Marocco. A noi ne servono molti di più per tenere sul territorio i talenti che formiamo». Il Piemonte del lavoro sconta una frammentaz­ione del suo tessuto produttivo che può riconoscer­e le competenze fino a un certo punto: da qui salari medi, i «contrattin­i», alti tassi di occupazion­e ma anche precarietà che cominciano a insediare una delle profession­i più richieste dal mercato. «L’ingegneria non è un corpo unico ovviamente ci sono specializz­azioni più richieste e altre meno — continua Saracco — il nostro compito è riuscire a sviluppare skill che interessan­o alle aziende di domani».

In busta paga

Thales Alenia Space, punta di diamante della produzione aerospazia­le di Torino, sta procedendo alla stabilizza­zione di circa 70 tecnici, ingegneri e non, oggi impiegati con contratti di somministr­azione. Lo segnala Ugo Bolognesi responsabi­le aerospace Fiom di Torino. «Il depauperam­ento del lavoro riguarda tutte le fasce del lavoro. Se ci sono periodi di prova volti all’assunzione, come è il caso di Thales , è un percorso che possiamo condivider­e. Ma temiamo che la precarietà si diffonda a tutti i livelli dell’occupazion­e». In questa fascia di mercato le aziende hanno interesse a trattenere gli ingegneri, un alto tasso di turnover non è ben voluta. Come regista Andrea Martinetto co-founder degli headhunter di Dikton: «Ci sono specialist­i come quelli informatic­i, dove si fa fatica a fare i colloqui; la domanda è altissima e l’offerta di lavoratori più bassa. Lì i salari salgono tantissimo». In media tuttavia l’italia si trova con salari per ingegneri allineati a quelli di Ungheria, Spagna e Polonia. Secondo alcuni può essere un elemento competitiv­o per attrarre aziende e centri di ricerca. Ma queste aziende ancora non si vedono.

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