Paghe basse, stage e precarietà Ingegneri in fuga dal Piemonte
ercansi ingegneri meccanici o elettronici, neolaureati, proattivi, attenti al dettaglio, e disponibili a trasferte. Offerta: stage di sei mesi a orario full time, finalizzato all’«eventuale assunzione con contratto di apprendistato». Un’altra piccola azienda del torinese cerca profili più solidi e di esperienza: ingegnere specializzato in termotecnica con almeno 5 anni di lavoro alle spalle. Salario: 25 mila euro l’anno. Nel pubblico: il Comune di Torino cerca ingegneri civili che non trova: busta paga promessa da 1.400 euro al mese. E poi ancora: nella bacheca degli annunci fioccano contratti a tempo determinato, assunzioni in somministrazione, nell’auto come nell’aerospazio, anche se perlopiù nelle Pmi. Tutto questo capita a Torino, la città, dove — fino a ieri — l’ingegnere era (e per molti versi lo è ancora) un’istituzione, simbolo di tecnica e motori (almeno fino al 2035), icona dell’impiego granitico e della competenza. Invece anche nella fascia alta dell’occupazione, si scopre che il «salario massimo», quello meno dibattuto dalla politica ma che dovrebbe premiare e attrarre alte competenze, non è sempre così lontano da chi si batte per il «salario minimo».
Professionisti al voto
La parabola, a tratti calante, dell’ingegnere è sul tavolo delle prossime elezioni dell’ordine professionale: mercoledì sono chiamati alle urne 7 mila iscritti all’albo degli ingegneri di Torino per scegliere il futuro presidente tra Fabrizia Giordano e Giuseppe Ferro. Spiega Alessio Toneguzzo, leader uscente degli ingegneri torinesi: «In città gli ingegneri saranno almeno il doppio dei nostri iscritti. I nostri sono solo quelli che fanno progettazione, quindi nei cantieri, ma la crisi del mattone li ha quasi estinti, e nei motori, i prossimi estinguersi. La nostra professione è alla ricerca di riconoscimenti che purtroppo fatica ad avere; nel lavoro autonomo il reddito scende anche a 15-20 mila euro l’anno».
Nuove propulsioni
Pier Paolo Antonioli, ingegnere elettronico, è ceo di Punch Torino, la società ex General Motors, oltre 750 addetti, che sta assumendo tecnici in grado di sviluppare motori diesel di nuova generazione come propulsioni del futuro a idrogeno. «Solo quest’anno — afferma Antonioli — faranno l’ingresso in azienda un centinaio di giovani. Per i neolaureati il salario di base di 29 mila e poi si va a salire. Ma quello che dobbiamo capire quando parliamo di ingegneria e in genere di lavoro è che negli ultimi anni è cambiato il mondo». Le competenze tecniche richieste sono «un’evoluzione di quelle esistenti». «Le discipline come la meccanica restano fondamentali, ma oggi, nel bel mezzo delle transizioni ecologica e digitale, servono skill trasversali. Tanto che spesso mi ritrovo ad assumere come progettisti fisici, matematici o economisti che fanno data science, ma capita anche che un ingegnere si possa occupare di finance o comunicazione». In pratica l’ingegnere di domani sarà un tecnico che sa fare tante cose, più vicino all’uomo rinascimentale che a un super-specialista. La forma mentis dell’ingegnere «non si discute — continua il manager — ma serve più formazione multiskill, come in additive manufacturing e simulazione digitale, «ne ho parlato con il rettore del Politecnico, Guido Saracco, stiamo lavorando assieme su questo fronte, anche per portare in azienda più studenti. Se seguiamo questo percorso ci sarà una progressiva valorizzazione della professionalità». Del resto lo ha ribadito anche il ceo di Renault Luca de Meo durante l’ultimo incontro con i fornitori italiani: «Nei prossimi anni avremo bisogno 5 volte dei tecnici oggi presenti nella nostra azienda».
A scuola di tecnica
Il Politecnico di Torino è un’eccellenza nella formazione che attrae il 68% degli studenti da fuori regione e il 16% dal’estero e che figura tra i 400 migliori atenei del mondo. Il cruccio del rettore Guido Saracco è che questa scuola di competenza finisca per formare talenti che poi espatriano (3 su 10 lavorano fuori dal Nord Ovest, il 10% all’estero) cercando fortuna e salari migliori altrove. «I grandi centri di progettazione non sono solo in Europa ma anche in Marocco. A noi ne servono molti di più per tenere sul territorio i talenti che formiamo». Il Piemonte del lavoro sconta una frammentazione del suo tessuto produttivo che può riconoscere le competenze fino a un certo punto: da qui salari medi, i «contrattini», alti tassi di occupazione ma anche precarietà che cominciano a insediare una delle professioni più richieste dal mercato. «L’ingegneria non è un corpo unico ovviamente ci sono specializzazioni più richieste e altre meno — continua Saracco — il nostro compito è riuscire a sviluppare skill che interessano alle aziende di domani».
In busta paga
Thales Alenia Space, punta di diamante della produzione aerospaziale di Torino, sta procedendo alla stabilizzazione di circa 70 tecnici, ingegneri e non, oggi impiegati con contratti di somministrazione. Lo segnala Ugo Bolognesi responsabile aerospace Fiom di Torino. «Il depauperamento del lavoro riguarda tutte le fasce del lavoro. Se ci sono periodi di prova volti all’assunzione, come è il caso di Thales , è un percorso che possiamo condividere. Ma temiamo che la precarietà si diffonda a tutti i livelli dell’occupazione». In questa fascia di mercato le aziende hanno interesse a trattenere gli ingegneri, un alto tasso di turnover non è ben voluta. Come regista Andrea Martinetto co-founder degli headhunter di Dikton: «Ci sono specialisti come quelli informatici, dove si fa fatica a fare i colloqui; la domanda è altissima e l’offerta di lavoratori più bassa. Lì i salari salgono tantissimo». In media tuttavia l’italia si trova con salari per ingegneri allineati a quelli di Ungheria, Spagna e Polonia. Secondo alcuni può essere un elemento competitivo per attrarre aziende e centri di ricerca. Ma queste aziende ancora non si vedono.