Corriere Torino

In un recente saggio la storia di Hass, maggiore delle SS, che recitò per Scavarda

Il nazista sul set del regista partigiano

- Chetta

«L’ironia di Dio» ricamò Borges quando, ormai cieco, coronò il sogno di diventare direttore della Biblioteca Nacional a Buenos Aires. Ma il sarcasmo, diabolico più che celeste, può anche manifestar­si in forma di barzellett­a amara tipo «il colmo per un partigiano». Ce ne dà prova la vicenda del torinese Aldo Scavarda, scomparso alcuni anni fa, uomo di cinema e combattent­e della Resistenza, binomio felicement­e ricorsivo (Sergio Amidei, Rodolfo Sonego e tanti altri). In sintesi: nel ‘75 Scavarda, già noto come direttore della fotografia per Michelange­lo Antonioni (L’avventura), girò un lungometra­ggio affidando a sua insaputa la parte di un ufficiale tedesco a un nazista vero, che per strani giri sin dagli anni Cinquanta era finito a Cinecittà. Il film è La linea del fiume eil maggiore delle SS in questione si chiamava Karl Hass; non un graduato qualunque: sotto Kappler, fu uno dei responsabi­li della più efferata rappresagl­ia hitleriana in Europa, la strage delle Fosse Ardeatine a Roma.

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Il film «La linea del fiume»

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