Tensione nella Lega Il calo di Alessandria dal 42% al 10,5 I nuovi rapporti di forza
Il vero vincitore delle Amministrative è il partito del non voto, quasi un elettore su due non si è recato alle urne
C’è tensione nel partito del Carroccio, silenzi e poca voglia di commentare i risultati di queste amministrative. Il leader nazionale Matteo Salvini minimizza: «Il nostro avversario rimane il centrosinistra», ma intanto Giorgia Meloni già reclama la leadership della coalizione. Se a Cuneo i due partiti sono finiti alla pari, ad Asti la distanza è stata di tre punti. Ma il risultato che sicuramente brucia di più è quello di Alessandria, dove lo stesso Salvini ha deciso di chiudere la campagna elettorale con tanto di autobus provenienti da altre parti del Piemonte. Eppure, non solo il loro candidato non ha vinto al primo turno (nonostante sia il sindaco uscente), ma ha anche preso meno voti dell’avversario. Ma a far scuotere le teste e far gioire gli alleati sono quei quattro punti che separano i due partiti: FDI ha ottenuto il 14,85%, Lega il 10,55%, con mille e trecento voti in meno; Forza Italia l’8,26%, appena due punti percentuali di differenza. Numeri che si aggravano se si guarda alle elezioni del capoluogo di provincia cinque anni fa: il partito di Meloni aveva preso a malapena 578 voti, con l’1,5% delle preferenze, e oggi ne ha presi 4.500; la Lega ne ha invece persi duemila, in quanto nel 2017 ne aveva ottenuti 5.280 (il 13,8%). E la sconfitta diventa ancora più forte se si guarda alle regionali del 2019, quando su Alessandria e provincia il partito di Salvini aveva ottenuto il 42%. E così Molinari non ha alcuna intenzione di commentare la débacle nella sua città natale, e il segretario provinciale Fabrizio Ricca condivide la linea del silenzio. Queste due settimane saranno un tour de force per convincere gli elettori alessandrini, e in particolare coloro che hanno rotto da Cuttica e votato il suo ex assessore entrato in Azione. Ma comunque vada, la città vicina alla Lombardia rischia di essere decisiva nel cambio di equilibri all’interno del centrodestra, dove ormai il Carroccio si accinge ad affrontare una strada in salita.