Furia: «Per vincere serve un campo largo da Azione al M5S Il Pd non accetti veti»
«Il Piemonte due non è più “nero” come nel 2019. Per vincere, però, serve un campo davvero largo, che vada dal M5S ad Azione». Il segretario regionale del Pd Paolo Furia non può che essere soddisfatto dei risultati di queste amministrative. Persino lì dove si perde: «Quattro anni fa ad Asti il nostro candidato arrivò quarto, ora siamo secondi». E il Pd, a dirla tutta, ha il doppio delle preferenze della Lega e stacca di tre punti percentuali FDI e Fi. Importante anche il risultato di Cuneo, «perché Manassero sarebbe la prima sindaca donna». Ma la vera sfida è ad Alessandria: «Fino a un anno fa — sottolinea Furia — si pensava a un’altra Asti, invece il nostro candidato ha fatto una campagna straordinaria. Nulla è scontato al ballottaggio, anche se speriamo che chi ha deciso di rompere con la giunta scelga noi». Quello che si profila è un campo largo con Azione, ma la difficoltà sta nel fatto che dovrebbe convivere con il M5S: «Dobbiamo fare politica, non andare a cena. Molto bene il terzo polo, ma poi dobbiamo vincere». Lo sguardo di Furia va inevitabilmente alle elezioni del 2023: «Alle politiche vincerà la coalizione che prende più voti. Tutto il resto è teoria e posizioni di ego. Rifiuto il diktat che forze più piccole del Pd pretendono di imporci. Il mio partito ha il dovere di proporre un’ampia coalizione per vincere contro il centrodestra: Meloni e Salvini litigano, ma rimangono insieme perché sono pratici. Qui bisogna capire se si possono mettere da parte alcune ruggini. Inoltre, il M5S non è più quello di Bibbiano». Ma non è forse questo nuovo progressismo ad aver indebolito il Movimento? «Non credo, penso solo — conclude Furia — che sia passata la moda. È successo anche con Renzi, con Salvini. Questo ci racconta la forte volatilità dell’elettorato e l’instabilità del sistema. Io continuo a credere in una proposta di campo largo, che va dal centro al civismo di sinistra, che in queste elezioni ha fatto grandi risultati».