Abusi durante i messaggi, condanna bis per il finanziere
L’hobby di fare massaggi, per un maresciallo della guardia di finanza, era (anche) l’espediente per abusare di giovani modelle, almeno secondo due sentenze del tribunale: la prima nel febbraio scorso (condanna a 6 anni e 6 mesi di reclusione); la seconda ieri mattina (3 anni e 4 mesi), resa più mite rispetto per la concessione delle attenuanti generiche, rispetto alla richiesta dell’accusa (6 anni e 6 mesi). Accolta dunque la ricostruzione fatta dal pubblico ministero Lisa Bergamasco e, va da sé, giudicato credibile il racconto della parte offesa, tutelata dall’avvocato Luigi Vatta, che ha ricevuto una provvisionale di mille euro. Scontato l’appello da parte dei difensori del militare — gli avvocati Yuri Marchis e Katiuscia Bonetto — che già hanno fatto lo stesso contro la prima sentenza.
Davanti al tribunale (presidente Rosanna La Rosa, giudici a latere Andrea Natale e Cristiano Trevisan) il maresciallo, 51 anni, era accusato di aver infilato le dita nelle parti intime di una giovane modella, durante un massaggio. Come spesso capita in questi casi, si era partiti dalle parole della ragazza, unica fonte di prova, con i due soli in una stanza; poi il pm aveva cercato di spazzare via tutti i luoghi comuni: «Perché non ha urlato? Perché non ha chiamato l’amico? Facciamo ancora queste domande?». Riferimento mai così pertinente, visto che proprio in questo caso, all’inizio, la polizia giudiziaria parlò «di dichiarazioni ambigue e preordinate», fatte da una «ragazza esuberante». Osservazioni poi vaporizzate, in udienza: «Non c’era alcun dato oggettivo o discrepanza per affermare ciò». Eppure, la querela fu fatta il 26 settembre 2018 e arrivò sul tavolo della Procura solo il 9 novembre successivo. Opposta la lettura da parte della difesa, per la quale non ci fu alcuna violenza sessuale. Semmai atti consenzienti: «La parte offesa è completamente inattendibile ed è caduta in contraddizioni imbarazzanti». E ancora: «O mente, o non sa cosa è successo». Per il tribunale, invece, il resoconto della giovane è risultato credibile, il che è motivo di soddisfazione — se può esserci in questi casi — da parte dell’avvocato Vatta: «Non eravamo certo qui per il risarcimento, ma per rendere giustizia a una ragazza». Il contatto era nato su Instagram, dove il maresciallo offriva massaggi gratis a modelle, in cambio «di un feedback positivo».