Corriere Torino

Anziano in sedia a rotelle cade dalle scale e muore a processo manager e medici delle Molinette

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Era il 25 luglio 2019 quando Angelo Digiacomo, 85 anni, uscì con la sedia a rotelle dalla camera di ospedale in cui era ricoverato. Percorse un corridoio lungo 105 metri, superando tre porte e una paratia a soffietto. Giunse fino al terrazzo, che unisce due padiglioni delle Molinette, e precipitò dalle scale. Il paziente cadde a faccia in giù e riportò diverse lesioni: una settimana dopo è deceduto. Ora per questa morte quattro persone sono a processo: l’ex primario Arrigo Berchio (difeso dall’avvocato Roberto De Sensi), la caposala del reparto Raffaella Vancheri (assistita da Alberto Cochis), il direttore sanitario della Città della Salute Antonio Scarmozzin­o (difeso da Gino e Pietro Obert) e l’ex responsabi­le ambiente e sicurezza Pier Luigi Pavanelli (ora direttore dello Spresal, assistito da Maurizio Riverditi). L’accusa è omicidio colposo, ma i profili di colpa contestati dal pm Giovanni Caspani sono differenzi­ati in base all’incarico che ciascuno ricopriva. (s. lor.) hanno permesso di accusarlo di violenza sessuale aggravata su una minore di quattordic­i anni. Le indagini erano iniziate nel mese di gennaio 2021. Era stata la giovane a parlare di quelle violenze sessuali che, per anni, aveva subito da parte di quell’ amico di famiglia che aveva accesso anche nella casa delle vacanze in Valsesia, dove la vittima era solita trascorrer­e l’estate, abusava di lei.

«All’inizio mi tratteneva per le gambe e mettendomi a testa in giù, approfitta­va della situazione per scostarmi la biancheria e guardarmi nelle parti intime» ha raccontato la ragazza. Un’escalation che ben presto sarebbe sfociata in altro diventando più spregiudic­ata fino a portare l’uomo ad avere rapporti completi con la piccola.

Quei giochi, come lui li definiva, che erano iniziati con delle attenzioni apparentem­ente innocenti. All’inizio anche davanti ad altre persone. Mai nessuno però si era accorto di nulla. Quei giochi non avevano mai destato preoccupaz­ione in nessuno, nemmeno nei genitori della bambina che non avevamo mai dubitato del loro amico. Indizi che sono stati raccolti dalle indagini scattate dopo la denuncia, coordinate dalla Procura di Vercelli. Dagli elementi è emerso anche che l’uomo l’avrebbe minacciata per non farla parlare, dicendole che avrebbe fatto del male al suoi nonni.

Le indagini della squadra mobile hanno permesso «di raccoglier­e numerosi ed univoci indizi di colpevolez­za».

Così giovedì scorso gli agenti hanno dato esecuzione alla custodia cautelare in carcere, su disposizio­ne del gip per l’uomo con precedenti per reati in materia sessuale.

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