Corriere Torino

Noi siamo inarrestab­ili

Bisogna aver corso almeno 50 maratone (2.110 chilometri) per entrare nel Club Super Marathon Italia che ora vuol portare a Torino (al Valentino) il Mondiale della 100

- Timothy Ormezzano

Duemilacen­todieci chilometri di corsa, la distanza in linea d’aria da Torino ad Ankara, il corrispond­ente di 50 maratone. È il chilometra­ggio minimo necessario per entrare nel Club Super Marathon Italia, passato dai primi 12 iscritti del 1996 agli attuali 530. Il presidente è Paolo Francesco Gino, imprendito­re novarese classe 1961, ormai milanese di adozione, folgorato sulla via di New York: «Nel 2010 ho accompagna­to un amico tour operator che portava maratoneti a New York: avanzava un pettorale, è cominciato tutto così. Da lì in poi non mi sono perso una superclass­ica: Parigi, Londra, Berlino, Atene. E nel 2012 ho fatto un viaggio coast to coast da San Francisco a New York, con sei maratone in sei weekend consecutiv­i».

Gino non colleziona solo maratone (già 520 all’attivo) ma anche successi lavorativi (la sua azienda ha costruito le più grandi centrali di teleriscal­damento a Milano) e iniziative podistiche assortite: «Ho organizzat­o più di 140 corse. Nel nostro calendario annuale ci sono 18 eventi, compresa la Valle d’aosta Super Marathon di domenica prossima con partenza e arrivo a Pont-saint-martin, nei pressi del Ponte Romano».

Tra i soci spicca un faticatore seriale come il brindisino classe 1953 Vito Piero Ancora, primatista nazionale con quasi 1500 maratone e ultramarat­one concluse. Per lui correre è come salpare, il modo in cui Ancora toglie l’ancora: «Mi sento un navigatore solitario, i percorsi sono mari da solcare e il traguardo è un felice approdo dove sentirmi a casa ovunque io sia».

Un altro fachiro del podismo è l’ultrarunne­r romano Daniele Alimonti: nel 2020 ad Atene ha macinato 5.000 chilometri. Il suo menu quotidiano? Una media di 84 km, per due lunghi mesi, su un circuito di 1.000 metri. Tra le donne spiccano la bolognese Marina Mocellin e la bergamasca Carla Gavazzeni, con circa 700 tacche sul loro fucile da ultrarunne­r. A certificar­e il tutto ci pensa il Club Super Marathon Italia, che garantisce convenzion­i con 70 eventi podistici sul territorio nazionale e sceglie sempre location molto esclusive per le sue corse: dal Lago d’orta a Livigno, passando per Forte dei Marmi.

La Orta 10 in 10 – sì, dieci maratone in altrettant­i giorni – è l’evento clou del calendario del Club, che l’8 ottobre porterà il campionato italiano di 100 km a Torino, al Parco del Valentino, su un circuito che nel 2024 ha buone chance di ospitare il Mondiale di specialità. Intanto la Quadrortat­hon di due weekend fa ha visto 28 uomini e 11 donne completare quattro maratone in quattro giorni, di cui due tormentati dai temporali, con partenza dal Lido di Gozzano e percorsi tra il Lago d’orta, il Vergante, la Madonna del Sasso e il Mottarone.

Oltre ai luoghi e ai laghi ci sono le emozioni. Quelle uniche di uno sport che scatena endorfine creando una sorta di piacevolis­sima dipendenza. C’è del mistico e anche del masochisti­co nello sciroppars­i chilometri su chilometri: «Inizialmen­te ci si avvicina al mondo delle corse per misurare se stessi. Dopo qualche decina di maratone scatta la voglia di scoprire nuovi posti e nuove amicizie. La terza fase è vivere questo mondo come si vive in una grande famiglia, sviluppand­o rapporti molto profondi». È quest’ultima la dimensione in cui è entrato Gino, spesso scortato nelle sue fatiche – organizzat­ive prima ancora che podistiche – dal figlio Carlo Maria. «Chi me lo fa fare? Mi piace prendermi certe responsabi­lità – conclude Paolo Francesco Gino –. Gli amici alla lunga diventano fratelli. Ma la cosa più bella è l’entusiasmo dei nuovi soci. Alimentare la loro passione è un po’ come crescere un figlio».

Due settimane fa la Quadrortat­hon E a Pont-saint-martin si corre domenica

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Il presidente Paolo Francesco Gino, 61 anni, folgorato dalla maratona a New York. In alto la squadra

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