Corriere Torino

Un convegno, una mostra e tour guidati per riscoprire i due grandi architetti torinesi

Nalle città disegnata di Jaretti e Luzi

- Di Alessandro Martini Maurizio Francescon­i

Iprotagoni­sti della Torino del Secondo dopoguerra, Jaretti e Luzi sono sicurament­e tra i più originali, capaci di imprimere una visione e un linguaggio singolari tanto alle proprie architettu­re quanto a oggetti di design, al mondo della ricerca e della didattica. Chi non riconosce il fascino inconsueto di un’icona dell’architettu­ra cittadina come la Casa dell’obelisco di piazza Crimea, tra i più ammirati esiti del Neoliberty tutto torinese del dopoguerra (e oggetto di accesi dibattiti sulle riviste nazionali e internazio­nali)? Ma la città è costellata di edifici grandi e piccoli firmati dalla coppia di architetti a partire dagli anni Cinquanta: dalle torri pluripiano agli edifici residenzia­li signorili, fino alle ville unifamilia­ri. Al sodalizio profession­ale tra Sergio Jaretti ed Elio Luzi la loro città dedica — da domani al 19 giugno — l’appuntamen­to dell’evento «Architetti senza tempo».

Una satira contro il consumismo partendo dal mezzo che ci accomuna tutti, lo smartphone. Si intitola Smartphone Sovereignt­y l’opera dell’enfant terrible della scena artistica islandese Snorri Ásmundsson (classe 1966) che sarà inaugurata oggi alle 18.30 in piazza Bottesini. Si tratta del secondo appuntamen­to di «Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto», il progetto ideato da Alessandro Bulgini e curato, per questa edizione dedicata all’arte islandese, dall’artista Jòn Gnarr. La fotografia è scattata a Los Angeles unicamente con soggetti islandesi che vivono nella metropoli e che guardano il loro smartphone sullo sfondo della famosa scritta «Hollywood» che richiama al grande cinema «made in Usa».

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