Un convegno, una mostra e tour guidati per riscoprire i due grandi architetti torinesi
Nalle città disegnata di Jaretti e Luzi
Iprotagonisti della Torino del Secondo dopoguerra, Jaretti e Luzi sono sicuramente tra i più originali, capaci di imprimere una visione e un linguaggio singolari tanto alle proprie architetture quanto a oggetti di design, al mondo della ricerca e della didattica. Chi non riconosce il fascino inconsueto di un’icona dell’architettura cittadina come la Casa dell’obelisco di piazza Crimea, tra i più ammirati esiti del Neoliberty tutto torinese del dopoguerra (e oggetto di accesi dibattiti sulle riviste nazionali e internazionali)? Ma la città è costellata di edifici grandi e piccoli firmati dalla coppia di architetti a partire dagli anni Cinquanta: dalle torri pluripiano agli edifici residenziali signorili, fino alle ville unifamiliari. Al sodalizio professionale tra Sergio Jaretti ed Elio Luzi la loro città dedica — da domani al 19 giugno — l’appuntamento dell’evento «Architetti senza tempo».
Una satira contro il consumismo partendo dal mezzo che ci accomuna tutti, lo smartphone. Si intitola Smartphone Sovereignty l’opera dell’enfant terrible della scena artistica islandese Snorri Ásmundsson (classe 1966) che sarà inaugurata oggi alle 18.30 in piazza Bottesini. Si tratta del secondo appuntamento di «Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto», il progetto ideato da Alessandro Bulgini e curato, per questa edizione dedicata all’arte islandese, dall’artista Jòn Gnarr. La fotografia è scattata a Los Angeles unicamente con soggetti islandesi che vivono nella metropoli e che guardano il loro smartphone sullo sfondo della famosa scritta «Hollywood» che richiama al grande cinema «made in Usa».