Donne nei Cda pubblici, primato negativo del Piemonte: ultimi nel Nord
Adieci anni dall’applicazione della legge Golfo-mosca la Regione Piemonte ha da lasciarsi alle spalle ancora un bel po’ di patriarcato per entrare nel nuovo mondo dell’economia. Siamo infatti ultimi, nel nord Italia, in termini di partecipazione femminile negli organi di amministrazione e controllo delle società partecipate pubbliche. Il nostro 28.9% è il fanalino di coda contro il 36.5% della prima Umbria. Una situazione quanto mai obsoleta anche alla luce del recente, il 7 giugno scorso, accordo tra Parlamento, Consiglio e Commissione Europea sull’attesa Direttiva «Women on boards», che mira a garantire la parità di genere dei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa nell’unione europea. Almeno il 40% degli incarichi da amministratori non esecutivi o il 30% di tutti gli incarichi. E, a parità di qualifiche ma generi diversi, la priorità dovrà essere
data a quello femminile. «Il Piemonte — sottolinea Laura Onofri della Commissione Regionale Pari Opportunità — è l’unica regione a statuto ordinario che non ha assorbito la legge sulla doppia preferenza del 2016. Se parliamo di nomine, 9 donne su 83, per altro in enti non apicali, sono veramente troppo poche. Sta accadendo con la giunta Cirio, lo stesso era capitato con la giunta Chiamparino. Forse un po’ più di sensibilità c’era stata con Bresso ma ancora non c’era la legge Golfo-mosca». Di questo e di molti altri temi collegati si parlerà nel convegno, coordinato dalla stessa Onofri, che si tiene oggi nell’aula Magna della Cavallerizza Reale. Interverrà da remoto anche Alessia Mosca, cofirmataria della legge, che approfondirà i risultati raggiunti dalla normativa negli ambiti di applicazione e le prospettive di sviluppo in relazione alla proroga. Introdurrà Anna Mantini Consigliera di Parità della Regione Molte le presenze tra cui quella della Professoressa Eva Desana dell’università di Torino autrice, con Marcella Sarale e Mia Callegari, del volume «Speriamo che sia femmina: l’equilibrio fra i generi nelle società quotate e a controllo pubblico nell’esperienza italiana e comparata». Nel libro Desana affronta la Golfo-mosca e l’intervento di oggi spiegherà come, «una legge laconica, di soli tre articoli, abbia aiutato a cambiare la mentalità, seppure per ora solo nelle società più importanti per l’economia. Illustrerò il sistema economico italiano. Nel Global Gender Gap Index del 2011, l’italia risultava, su 135 Paesi, al 74° posto. Oggi, grazie alle regole introdotte, le donne consigliere di amministrazione di società quotate italiane sono il 41,2%. Sconfortante è invece il dato della presenza di donne nelle società a controllo pubblico». Un tavolo cruciale è quello nominato «Più donne nei cda e nelle professioni apicali». Racconta Laura Onofri che è stata costruita una banca dati informatizzata rivolta a determinati, altissimi, profili di professioniste, cui ci si augura possano attingere per determinati ruoli:www.donneneicda.regione.piemonte.i t. La banca è un punto di riferimento per conoscere le azioni avviate a livello regionale, le novità e i risultati raggiunti dall’applicazione della normativa, per far crescere la leadership al femminile.
Oggi alla Cavallerizza Reale esperti si confronteranno sul tema in occasione di un convegno