Carriera e dimissioni si declinano al maschile La mobilità funziona solo per uomini
Libertà di dimettersi, ma non per tutte. Nel romanzo «noir» della disparità di genere italiana compare un nuovo capitolo: quello delle lettere di fine rapporto declinate perlopiù al maschile. Nell’anno delle «grandi dimissioni», con un record di oltre 110 mila addii dalle aziende del Piemonte, emerge un altro dato, rilevato dal Rapporto di Bankitalia, secondo cui chi cambia vita e lavoro è quasi sempre un uomo in un’età compresa tra 35 e 60 anni. L’anno scorso quasi 9 piemontesi su 100 hanno fatto il grande passo. E si sono reinventati in un altro ufficio, in un’altra impresa o con una attività autonoma. Le donne invece sono rimaste «un passo indietro», solo il 5,5%. Una disparità che si lega ancora alle differenze di salario, opportunità di carriera, e di occupazione, e alle difficoltà di conciliare vita e lavoro.
In Piemonte il tasso di partecipazione al lavoro delledonne è inferiore al 64%, per un divario di quasi 12 punti percentuali rispetto agli uomini. Forbice che si allarga ancora di più, di circa 15 punti, quando si parla di madri con figli in età prescolare. In un contesto così, con servizi risicati per le famiglie e gap salariale, diventa difficile parlare di «grandi dimissioni» e di cambiare vita. Proprio ieri, in proposito, è nato Diversity&inclusion, un programma di analisi e monitoraggio delle politiche di genere e generazionali, promosso da Ogr Torino, Unione Industriali Torino, Fondazione ISI e Talent Garden. Nel report dell’osservatorio emerge che l’età media degli addetti delle aziende del territorio, a prescindere dal livello e dalla dimensione aziendale, è superiore ai 40 anni. «Non esistono dirigenti, indipendentemente dal genere, al di sotto dei 35 anni, e il 59% dei manager ha più di 50 anni». Il divario di genere dal punto di vista salariale permane e unisce (negapiemonte. tivamente) differenti settori e mansioni. Una forbice che si allarga ancora di più nel settore Tech, in cui ad esempio un esperto di sicurezza Ict guadagna il 33% in più di una collega. La differenza più significativa si riscontra nel ruolo di Production Manager, per cui lo stipendio medio di un uomo è più del doppio rispetto a quello di una donna. «Uno dei dati più significativi è che, a parità di qualifiche, pur con un’anzianità aziendale più elevata e un livello di istruzione più alto, le donne in media ricevono un salario più basso». Spicca in positivo l’esperienza di Asti, che risulta la migliore provincia del Piemonte per gender balance con la più alta percentuale di aziende con oltre il 50% di manager donne, il 16% del total;: mentre Biella registra la più alta percentuale di aziende con più del 50% di dipendenti donne. «Per noi di Talent Garden sono temi centrali: in particolare — ha detto Barbara Graffino, ceo di Talent Garden Fondazione Agnelli — crediamo che la formazione delle donne su competenze tecniche e legate all’innovazione oltre che una formazione sul digitale per i giovani possa favorire il loro inserimento e crescita nel mondo del lavoro».
Per Massimo Lapucci, ceo di Ogr e segretario generale di Crt, « il programma Diversity & Inclusion rappresenta un occasione di applicazione della scienza dei dati a favore del bene sociale e dell’affermazione dei principi di uguaglianza e non-discriminazione».