Ugo da Carpi, «il passato che ispira il futuro»
La tavola di Ugo da Carpi per l’altare del Volto Santo nella Basilica Vaticana (da oggi e fino al 29 agosto a Palazzo Madama, a cura di Pietro Zander) è la mostra che si preannuncia come un possibile successo di pubblico. Protagonista è l’opera di Ugo da Carpi dal titolo La Veronica tra i santi Pietro e Paolo (1524-1525) che ha destato molto interesse nei tempi passati per la sua unicità di esecuzione. Non pittura (come potrebbe sembrare a prima vista) ma con la tecnica della stampa a matrici sovrapposte. E grande eccitazione è stata dimostrata anche dal presidente della Fondazione
Torino Musei, Maurizio Cibrario, che ieri in conferenza stampa si è detto entusiasta dell’arrivo dell’opera di Ugo da Carpi, segnale del fatto che «continueremo la collaborazione con il Vaticano ancora per lungo tempo». L’opera è infatti giunta a Torino grazie all’unione degli sforzi della Fondazione Torino Musei, della Fabbrica di San Pietro in Vaticano e grazie al patrocinio dell’arcidiocesi di Torino. E proprio quest’ultima era rappresentata da monsignor Roberto Repole, neo arcivescovo di Torino, che ha dichiarato di essere a favore di una «sinergia tra fede e cultura. Ciò che è alla base della fede cristiana ha ispirato gli artisti», aggiungendo che «il passato dovrebbe essere dunque di ispirazione per il futuro». In mostra, oltre al già citato Ugo da Carpi, protagonista principale del fastoso allestimento, ci sono una serie di opere di piccole dimensioni ma di interesse. Innanzitutto il disegno del Parmigianino dal titolo Santa Veronica, San Paolo e San Pietro (1524-1525), proveniente dalle Gallerie degli Uffizi, e poi La Veronica che mostra il velo del Volto Santo tra gli apostoli Pietro e Paolo, una xilografia di Albrecht Dürer (del 1612, dalla matrice originale del 1510) in prestito dalla Galleria Sabauda. Queste due opere sono esposte proprio a fianco della Veronica di Ugo da Carpi per poterne cogliere le somiglianze, mentre dal lato opposto sono allestite quattro xilografie realizzate dallo stesso Ugo da Carpi: Morte di Anania (1518), Diogene (1527-1530), Enea e Anchise (1518) e la Deposizione di Cristo dalla croce (1518). La mostra è anche l’occasione per condividere i risultati di uno studio che ha permesso di svelare la storia e la tecnica di esecuzione di un’opera che sta per compiere 500 anni, con una vita compresa tra due giubilei: quello del 1525 e quello prossimo del 2025. Proprio gli studi sono spiegati in modo approfondito nei pannelli di sala lungo l’intero allestimento all’interno della Corte Medievale.