Sul Prato Inglese, il Sogno ritrova leggerezza
Uno spettacolo «cupo» che diventa «leggero». Si può riassumere così la metamorfosi Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, nella versione di Valerio Binasco, in scena da stasera (ore 21) al Teatro Carignano nell’ambito di «Prato inglese», per la rassegna estiva «Summer plays» del Teatro Stabile di Torino. L’opera, in cartellone fino al 3 luglio (dal 21 al 26 giugno con recite accessibili per chi ha difficoltà di vista o udito), era andata in scena a fine dicembre, poi il Covid l’ha fatta sospendere dopo poche repliche, per questo ora viene riproposta. Nel frattempo lo spettacolo è cambiato moltissimo. Alcuni membri del cast sono stati sostituiti per via di altri impegni già presi, uno, invece, non c’è più, Franco Ravera, scomparso due settimane fa. «Non riuscirò mai a perdonarlo per essersene andato», dice Binasco con una nota di amarezza. Sono entrati nuovi interpreti: Marta Malvestiti, Denis Fasolo, Bruno Ricci, Paolo Giangrasso, Gigi Bignone. Accanto a loro, sul palco, oltre allo stesso Binasco ci saranno Davide Antenucci, Fabrizio Costella, Giordana Faggiano, Lorenzo Frediani, Olivia Manescalchi, Nicola Pannelli, Cristina Parku, Greta Petronillo,
Letizia Russo, Michele Schiano di Cola e Valentina Spaletta Tavella. Il taglio registico recupera la leggerezza shakespeariana, spiega Binasco. «Avevo una pretesa troppo registica — rivela — di trasformare il sentimento in una maledizione, il sintomo fra i più pericolosi e insopportabili della vita: l’innamoramento. Faceva parte del mio risentimento nei confronti di questo sentimento. Ma possiamo raccontare la stessa storia e mettere in scena la spietata follia di un sentimento assurdo e pagano, come quello dell’amore, senza appesantirci, anzi divertendoci». Ed è una metamorfosi in linea con quanto accaduto al teatro negli ultimi mesi. Il buio, il sipario giù per cause di forza maggiore, il pubblico contingentato, i visi coperti. Ora sembra un lontano ricordo. «La magia del teatro — afferma Binasco, che è anche direttore artistico dello Stabile — è un luogo che, a una certa ora, si riempie. Lo avevamo dimenticato. Vorrei che il Sogno sia il sogno del pubblico, delle famiglie e dei ragazzini. Dal prossimo anno, poi, Prato inglese riprenderà la sua vita normale: offriremo produzioni nuove, probabilmente due a cura di giovani registi, andrà avanti con nuovi investimenti. Quest’anno ci sembrava giudizioso non buttare via risorse pubbliche investite e puntare invece su uno spettacolo che non era stato sfruttato al meglio e che merita di essere visto».