Manca l’acqua, è calamità naturale
Il Piemonte chiede lo stato di emergenza per l’agricoltura. Torino vara il piano anticaldo
La Regione Piemonte chiede lo stato di calamità naturale per l’agricoltura. La secca dei fiumi e la mancanza di piogge unite alle temperature record di questi giorni stanno causando seri danni alle colture. A Torino per il momento la situazione è sotto controllo ma in città è scattato il piano anticaldo a tutela dei fragili e degli anziani. Soffrono molto invece i borghi montani e pedemontani.
Il Piemonte ha chiesto lo stato di calamità naturale per l’agricoltura, ma è pronto a reclamare anche una dichiarazione di emergenza nazionale. La siccità sta mettendo in ginocchio la nostra regione e tutta la valle Padana. E il Comune di Torino prepara il piano anticaldo per aiutare gli anziani, mentre le temperature non intendono abbassarsi: i valori massimi potranno toccare anche 37 gradi nel weekend.
Siccità come calamità naturale
Oggi si riunirà in piazza Castello il tavolo siccità, con il governatore Alberto Cirio e le realtà coinvolte dal tema: «Abbiamo già preso contatti con Fabrizio Curcio, il capo della Protezione civile nazionale — spiega l’assessore all’ambiente Matteo Marnati — e abbiamo chiesto lo stato di calamità per l’agricoltura. Siamo molto preoccupati, le scorte in montagna sono destinate ad esaurirsi. Dobbiamo fare tutti un uso parsimonioso dell’acqua». Lo stato di calamità serve per accedere al Fondo di solidarietà nazionale, che prevede interventi a livello di contributi e accesso al credito per le aziende danneggiate. Lo chiede anche Coldiretti Torino: «A rischio sono soprattutto le colture di mais e i prati stabili a foraggere. Siamo appena nella seconda decade di giugno eppure i danni ammontano già a oltre il 20 per cento dei raccolti». Per soccorrere l’agricoltura aprirà la diga di Ceresole Reale:
«Un accordo importante per salvare le coltivazioni del Canavese», concludono da Coldiretti.
Stato di emergenza nazionale
Altra cosa è lo stato di emergenza nazionale, che prevede aiuti da parte del Consiglio dei ministri in termini di risorse, deroghe alle norme sulla fornitura di acqua potabile, interventi strutturali per l’approvvigionamento: «Il 21 giugno — aggiunge Marnati — in sede di Osservatorio permanente, chiederemo il riconoscimento del livello di severità idrico alto: da qui deriverebbe l’eventuale richiesta del riconoscimento della dichiarazione di emergenza nazionale». Il piano regionale di tutela delle acque, deliberato a fine 2021, indica come scenario di severità «alto» quello in cui sono state prese tutte le misure preventive ma prevale uno stato critico e nelle quali le risorse non sono sufficienti per evitare danni irreversibili. I provvedimenti da prendere sono l’attivazione dei servizi di approvvigionamento sostitutivi per assicurare la fornitura di acqua potabile e l’emissione di ordinanze contingibili ed urgenti per contrastare l’insorgere di problematiche sanitarie. Se undici Comuni hanno già deciso di rifornirsi di autobotti e razionare l’acqua in fascia notturna, il rischio è che si arrivi al razionamento giornaliero. Su 290 Comuni serviti, sono 80 quelli ai quali Smat già lunedì ha chiesto ordinanze che vietino l’uso di acqua potabile per annaffiare l’orto, lavare l’auto e riempire le piscine.
Torino sotto controllo e il piano anticaldo
Secondo l’ultimo report dell’arpa, lo scarto delle portate dei principali fiumi arriva all’80%, il deficit idrico dell’anno scorso è stato del 18% e per quasi quattro mesi non ha piovuto. «Ribadiamo la necessità — chiede il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia — di avviare al più presto la progettazione di nuovi invasi e di realizzarli con urgenza». Per il sindaco di Torino Stefano Lo Russo «c’è un cambio culturale da mettere in campo, soprattutto per gli usi a scopi irrigui: ci vuole un investimento importante sulla rete di distribuzione, c’è un tema che riguarda il riciclo delle acque e le tecniche di depurazione e re-immissione. La situazione è critica, ma non siamo ancora ai razionamenti». E intanto il Comune ha messo in moto la macchina per aiutare le persone più fragili e gli anziani, categorie che rischiano conseguenze maggiori in caso vengano colpiti dal caldo. Tra i principali strumenti c’è il call center, al numero 0118123131, operativo tutti i giorni feriali dalle 9 alle 17; e da luglio saranno attivi gli interventi domiciliari per portare l’assistenza a casa quando questa sia necessaria sulla base di segnalazioni effettuate dai medici.