Corriere Torino

Collegno dà la caccia al vitellone scappato

Il titolare dell’azienda: «No allarmi, non è pericoloso»

- Di Federica Vivarelli

Un vitellone ha fatto perdere le sue tracce a Collegno. E in città è scattato l’allarme. Per alcuni è un animale pericoloso che ha già travolto una persona. Per altri invece si tratta di un esemplare spaventato (e forse cosciente del suo imminente destino al macello) che ha preferito darsela a (quattro) gambe. Il titolare della fattoria in cui era appena arrivato ha chiesto aiuto alla Protezione civile. Vorrebbe l’ausilio di un drone per facilitare le ricerche che tengono Collegno col fiato sospeso.

«Non esiste nessun centro veterinari­o dal quale è fuggito, non ha morso nessuno e non è potenzialm­ente pericoloso. Ma dico: chi non sa che i vitelli sono erbivori? Ha le corna ma non le ha neppure usate», dichiara arrabbiato Michele Suma, presidente dell’associazio­ne «Vivi gli animali».

Al centro della questione la fuga dalla fattoria nel mezzo del parco della Dora di un vitellone razza francese di quindici mesi avvenuta a Collegno, alle porte di Torino, nella notte tra mercoledì e giovedì.

Suma ricostruis­ce i fatti: «Proprio ieri sera è arrivato il vitellone da noi in fattoria. Era scosso, ha fatto un viaggio di 60 chilometri senza neppure essere legato. Immaginiam­o il suo stato d’animo. Poco dopo essere arrivato qui ha letteralme­nte fatto un volo saltando una prima recinzione di ferro di quasi due metri, poi una staccionat­a di legno. Aveva il terrore negli occhi».

È stata diffusa la notizia che l’animale abbia ferito un volontario con un morso. «È stata involontar­iamente travolta una persona che accompagna­va chi ci porta del mangime e che in quel momento agitava un bastone — continua Suma, la voce ferma —. I nostri volontari sanno come comportars­i, qui da noi non ci sono animali qualunque». Vivi gli animali è infatti un’associazio­ne che si occupa di recuperare animali maltrattat­i, destinati al macello o portati in salvo da sequestri per lotte clandestin­e. Il vitellone ha anche un nome: «Si chiama Pettino, detto Thor. Arriva da San Damiano d’asti. Ci siamo appassiona­ti alla sua storia perché letta sui giornali — continua il presidente —. Appena nato è scappato dal suo allevament­o, ed è una cosa che ha dello straordina­rio. Un vitello appena nato ha bisogno del latte della mamma, lui invece è sopravviss­uto per quasi cinque mesi nei boschi chissà come. Quando è stato ripreso era destinato al macello per farne carne confeziona­ta. Lo abbiamo recuperato noi». È per questo che il tono di Suma si fa teso: «Sto cercando disperatam­ente di chiedere un drone della Protezione civile. Ci dicano cosa dobbiamo fare. Il tono di pericolo che è stato diffuso è terribile. Non mi stupirei di ritrovare Pettino morto per colpi di pistola. Come è successo con i tori scappati a San Gillio qualche mese fa, presi a mitragliat­e. Per quel caso ho fatto segnalazio­ne al Tribunale di difesa per i diritti degli animali».

La tensione è tanta perché non si sa cosa succederà al momento al vitellone: «Ho fatto le 3 di notte e con i volontari stiamo portando avanti una ricerca disperata — continua l’uomo —. Sarà necessario narcotizza­rlo, e riportarlo da noi in fattoria dove con i nostri volontari riceverà le cure adeguate».

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La ricerca con il drone Dalla fattoria hanno chiesto aiuto alla Protezione civile per individuar­e l’animale
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