Collegno dà la caccia al vitellone scappato
Il titolare dell’azienda: «No allarmi, non è pericoloso»
Un vitellone ha fatto perdere le sue tracce a Collegno. E in città è scattato l’allarme. Per alcuni è un animale pericoloso che ha già travolto una persona. Per altri invece si tratta di un esemplare spaventato (e forse cosciente del suo imminente destino al macello) che ha preferito darsela a (quattro) gambe. Il titolare della fattoria in cui era appena arrivato ha chiesto aiuto alla Protezione civile. Vorrebbe l’ausilio di un drone per facilitare le ricerche che tengono Collegno col fiato sospeso.
«Non esiste nessun centro veterinario dal quale è fuggito, non ha morso nessuno e non è potenzialmente pericoloso. Ma dico: chi non sa che i vitelli sono erbivori? Ha le corna ma non le ha neppure usate», dichiara arrabbiato Michele Suma, presidente dell’associazione «Vivi gli animali».
Al centro della questione la fuga dalla fattoria nel mezzo del parco della Dora di un vitellone razza francese di quindici mesi avvenuta a Collegno, alle porte di Torino, nella notte tra mercoledì e giovedì.
Suma ricostruisce i fatti: «Proprio ieri sera è arrivato il vitellone da noi in fattoria. Era scosso, ha fatto un viaggio di 60 chilometri senza neppure essere legato. Immaginiamo il suo stato d’animo. Poco dopo essere arrivato qui ha letteralmente fatto un volo saltando una prima recinzione di ferro di quasi due metri, poi una staccionata di legno. Aveva il terrore negli occhi».
È stata diffusa la notizia che l’animale abbia ferito un volontario con un morso. «È stata involontariamente travolta una persona che accompagnava chi ci porta del mangime e che in quel momento agitava un bastone — continua Suma, la voce ferma —. I nostri volontari sanno come comportarsi, qui da noi non ci sono animali qualunque». Vivi gli animali è infatti un’associazione che si occupa di recuperare animali maltrattati, destinati al macello o portati in salvo da sequestri per lotte clandestine. Il vitellone ha anche un nome: «Si chiama Pettino, detto Thor. Arriva da San Damiano d’asti. Ci siamo appassionati alla sua storia perché letta sui giornali — continua il presidente —. Appena nato è scappato dal suo allevamento, ed è una cosa che ha dello straordinario. Un vitello appena nato ha bisogno del latte della mamma, lui invece è sopravvissuto per quasi cinque mesi nei boschi chissà come. Quando è stato ripreso era destinato al macello per farne carne confezionata. Lo abbiamo recuperato noi». È per questo che il tono di Suma si fa teso: «Sto cercando disperatamente di chiedere un drone della Protezione civile. Ci dicano cosa dobbiamo fare. Il tono di pericolo che è stato diffuso è terribile. Non mi stupirei di ritrovare Pettino morto per colpi di pistola. Come è successo con i tori scappati a San Gillio qualche mese fa, presi a mitragliate. Per quel caso ho fatto segnalazione al Tribunale di difesa per i diritti degli animali».
La tensione è tanta perché non si sa cosa succederà al momento al vitellone: «Ho fatto le 3 di notte e con i volontari stiamo portando avanti una ricerca disperata — continua l’uomo —. Sarà necessario narcotizzarlo, e riportarlo da noi in fattoria dove con i nostri volontari riceverà le cure adeguate».