Siccità, il Piemonte chiede aiuto
Cirio: «Chi ha bacini idroelettrici soccorra l’agricoltura che perderebbe tutto il raccolto»
I bacini idroelettrici aiuteranno l’agricoltura in sofferenza. È questa una delle soluzioni messe in campo dalla Regione per affrontare la siccità e salvare un raccolto estivo che rischia di venire cancellato: attingere da chi l’acqua ne ha, ma la usa per produrre energia. Iren ha già accettato, e l’incontro di ieri con i 30 gestori sparsi per il Piemonte è stato positivo: “C’è un clima collaborativo”, spiega l’assessore all’ambiente Matteo Marnati.
Ibacini idroelettrici aiuteranno l’agricoltura in sofferenza. È questa una delle soluzioni messe in campo dalla Regione per affrontare la siccità e salvare il raccolto estivo: attingere da chi l’acqua ne ha, ma la usa per produrre energia. Iren ha già accettato, e l’incontro di ieri con i 30 gestori sparsi per il Piemonte è stato positivo: «C’è un clima collaborativo», spiega l’assessore all’ambiente Matteo Marnati. E se per ora non c’è ancora allarme sull’acqua potabile, «c’è comunque rischio di razionamenti per tutta l’estate», allerta il governatore Alberto Cirio. Sono 10 i Comuni nel Vco che hanno «staccato i rubinetti» nelle ore della notte , ma ben 170 quelli che hanno adottato le ordinanze di uso responsabile, che vietano di lavare l’auto o irrigare il giardino. «A Torino la situazione è sotto controllo perché attingiamo da pozzi ad oltre 200 metri di profondità», ha rassicurato il sindaco Stefano Lo Russo, che ha monitorato la situazione dalla control room di Smat. Chi è più in sofferenza, infatti, sono i territori che si affidano alle sorgenti: le nostre montagne sono senza neve.
Stato di calamità ed emergenza
La crisi idrica che sta affrontando il Piemonte è peggiore di quella del 2003, abbiamo avuto il secondo maggio più caldo dal 2009 e il Po ha una portata d’acqua di -72% rispetto a quella naturale. Così, la Regione ha chiesto sia lo stato di calamità naturale che quello di emergenza nazionale. La prima richiesta permetterà di ricevere fondi per le aziende agricole danneggiate, la seconda, in capo al Consiglio dei ministri, di andare in deroga alle norme, attingere a risorse straordinarie e richiedere provvedimenti strutturali per l’approvvigionamento.
L’acqua delle dighe
M a in atte sa delle ri sposte da Roma servono provvedimenti a breve termine per l’agricoltura: «Il primo è lo svasamento dei bacini idrici — spiega il governatore Alberto Cirio dopo la riunione d’emergenza di ieri mattina —. Chiederemo ai concessionari di bacini idroelettrici di concedere un quinto della propria acqua (il 20% ciascuno) per i campi nei prossimi 15 giorni. Essendo realtà strutturate e a volte para-pubbliche, c’è la possibilità che lo facciano per sensibilità. Ma essendo privati anche loro, potremo usare i soldi dell’emergenza nazionale per “acquistare” quell’acqua». Il secondo provvedimento è la richiesta, alle province, di andare in deroga al “minimo deflusso vitale”: «In poche parole — continua Cirio — chiedere di poter attingere a più acqua dei fiumi, senza danneggiare la fauna. La deroga è già prevista, ma serve richiederla».
Addio al raccolto estivo
Se non si interviene subito, «perderemo i raccolti estivi. Non si può aspettare», sottolinea Roberto Moncalvo di Coldiretti. Ma la situazione si ripete ciclicamente «da oltre 40 anni — aggiunge Ercole Zuccaro di Confagriultura — e non si risolve: dobbiamo costruire invasi. Le produzioni più a rischio sono quelle di riso, mais e foraggiere». Servono anche politiche a lungo termine: «Il nostro territorio soffre di alluvioni a novembre e siccità in estate — spiega Cirio —. Ecco perché finanzieremo gli agricoltori perché si consorzino per creare vasche di mantenimento dell’acqua, come già succede nel Nordest d’italia». Per farlo, «cercheremo di ottenere 100 milioni di euro dal Pnrr», chiosa Marnati.
Acqua potabile e razionamenti
Se non si parla di rischio acqua potabile, quello di arrivare ai razionamenti almeno notturni c’è: è quanto sta già succedendo in 10 Comuni del Vco. In 170, invece, è già vietato usare l’acqua per motivi diversi dal pulire le verdure o lavarsi i denti. «Ad oggi però le persone stanno ancora utilizzando più acqua del solito — aggiunge Marnati — quindi significa che non vi è ancora consapevolezza sul tema. I sindaci, attraverso le ordinanze, possono anche pensare a sanzioni ai cittadini».