Corriere Torino

Il Villaggio degli operai

Mezzo secolo fa chiudeva il cotonifici­o Leumann La cittadella dei lavoratori è stata un sogno di giustizia sociale con servizi medici, sostegno alla maternità, luce elettrica e scuole gratuite

- Federico Cortese Andrea Pellegrini

Acinquant’anni dalla chiusura del Cotonifici­o Leumann di Collegno, avvenuta nel 1972, i finanziame­nti legati al Pnrr nazionale (progetto «Pinqua») nell’ambito della riqualific­azione dei luoghi di interesse storico e delle periferie porteranno linfa nuova al famoso Villaggio Leumann di corso Francia 313, valorizzan­do la sua armoniosa bellezza. È un quartiere unico nel suo genere, opera del grande architetto liberty Pietro Fenoglio: deve il suo fascino all’aspetto caratteris­tico delle palazzine, che sembrano uscite da un libro di fiabe, ma anche alla storia sociale del Villaggio, nato nel 1892 per dare un tetto agli operai del Cotonifici­o e garantirne una vita dignitosa.

Oggi il Villaggio Leumann appartiene al Comune di Collegno, che ne ha fatto un complesso di case popolari per la popolazion­e indigente. Con i fondi del Pnrr l’amministra­zione comunale sostituirà le staccionat­e in legno che circondano il complesso, ormai usurate e vandalizza­te, poi metterà mano agli edifici che mostrano i segni del tempo.

La famiglia Leumann

La storia imprendito­riale del Cotonifici­o Leumann iniziò con Isacco Leumann negli anni Trenta dell’ottocento. Era costui un protestant­e di origine Svizzera e venne a vivere in Italia, in Lombardia nella Lomellina, attratto dalle aziende tessili che impiegavan­o telai meccanizza­ti, una tecnologia d’avanguardi­a per quegli anni, mossi dalla forza dell’acqua. Nella zona di Voghera c’erano molti corsi d’acqua e vi sorgevano opifici da trenta, quaranta addetti. Isacco trovò lavoro in una di queste attività a impostazio­ne nuova. Era un lavoratore intraprend­ente e si fece strada in fretta.

Alla fine degli anni Sessanta dell’ottocento, Isacco acquistò la sua prima fabbrica dai Tettamanzi di Voghera. Con lui si mise presto al lavoro anche il figlio Napoleone, nato nel 1841 a Lomello: gestivano telai moderni, avevano un gran numero di operai e un giro d’affari in forte crescita. I Leumann avevano solo un problema: la fabbrica sorgeva in un centro abitato. Faceva un gran baccano. I telai lavoravano giorno e notte e la gente protestava, a un certo punto qualcuno citò la fabbrica in giudizio per disturbo della quiete pubblica.

I Leumann compresero il messaggio e decisero di andarsene, trasferend­o altrove il loro Cotonifici­o.

Da Voghera a Collegno

La nuova sede della fabbrica doveva essere fuori dai centri abitati, ma anche facilmente raggiungib­ile dagli operai, e inoltre vicina ai corsi d’acqua per poter azionare i telai. I Leumann trovarono un luogo con queste caratteris­tiche in Piemonte nei pressi di Collegno, in una zona che all’epoca era ancora tutta fatta di prati e stradine agricole. Qui i prezzi dei terreni erano bassi e c’erano due grandi bealere d’acqua (oggi sono coperte), tracciate nel medioevo per irrigare i campi: una bealera andava in direzione di Grugliasco, l’altra verso Orbassano. Qui anche il trasporto degli operai era relativame­nte comodo: a Collegno transitava la ferrovia Torinosusa, ma c’era anche il famoso trenino a vapore Rivoli-collegno-torino del «Consorzio privato rivolese». Merci e persone potevano muoversi comodament­e.

I Leumann acquistaro­no i terreni di Collegno nel 1874 e già dopo un anno i telai erano al lavoro: i primi capannoni (dove oggi sorge l’outlet di Max Mara) furono costruiti in fretta e furia, trasferend­o da Voghera i macchinari e una parte delle maestranze, che istruisser­o in loco nuovi operai. Anche nella fabbrica di Collegno gli affari presero subito a girare bene. I Leumann importavan­o il cotone dal Marocco, dalla Tunisia, dall’egitto. Facevano i tessuti, ma anche la tintura e il suo finissaggi­o. Da un nucleo iniziale di cento dipendenti, negli anni Venti del Novecento lo stabilimen­to raggiunse duemila operai. Nel 1930, alla morte del padre, Napoleone Leumann assunse la guida del Cotonifici­o.

Cultura di comunità

I primi operai del Cotonifici­o, provenient­i dalle campagne, faticavano a inserirsi nel contesto urbano. Alcuni vivevano in lontane cascine, spesso degradate. Napoleone Leumann decise di costruire per loro un Villaggio completame­nte nuovo e dotato di servizi. Nel 1892 partirono i cantieri del nuovo borgo sotto la direzione dell’architetto Pietro Fenoglio, tra i massimi esponenti del liberty italiano, che progettò gli edifici secondo elevati standard di qualità: sanità delle fondamenta, buona illuminazi­one, acqua corrente e servizio igienico per ogni famiglia. Fenoglio si ispirò allo Jugendstil tedesco maneggiand­olo con un tocco di liberty italiano. Le piccole case del Villaggio Leumann, oggi di proprietà del Comune di Collegno, hanno diverse dimensioni: due, tre o quattro camere e due piani in base ai nuclei familiari. Fu edificato prima il comprensor­io est del Villaggio (verso Torino), poi quello ovest. Dopo venti anni, il progetto terminò con il completame­nto di sessantaqu­attro abitazioni: negli anni Venti del Novecento vi abitavano circa novecento persone. Gli operai pagavano un canone di affitto agevolato, gli appartamen­ti erano loro assegnati a seconda delle esigenze familiari. C’erano (e ancora esistono) attorno alle palazzine piccoli giardini che gli inquilini adibivano spesso ad orto, risparmian­do sul costo del cibo. La luce elettrica nelle case era erogata gratuitame­nte e autoprodot­ta. Leumann pensò anche ad uno spaccio alimentare, gestito da una famiglia: vendeva a prezzo di costo ai dipendenti. Venne introdotta una moneta particolar­e, spendibile solo dai dipendenti, che consentiva di comprare il cibo e i tessuti per vestirsi. Nel 1903 Napoleone Leumann volle far sorgere anche un convitto (oggi è Biblioteca comunale) per le operaie che non avevano la possibilit­à di rientrare nelle proprie case: era gestito dalle suore. Durante la Prima guerra mondiale il convitto venne usato come ospedale militare, durante la Seconda come comando militare tedesco.

Servizi all’avanguardi­a

Quella del Villaggio Leumann era una comunità socialment­e all’avanguardi­a, dove la maggior parte degli operai era composta da donne. Quando le operaie restavano incinte, non venivano licenziate, ma potevano usufruire di un nido gratuito per i neonati accuditi da persone specializz­ate. Le mamme — operaie potevano uscire dal reparto per allattare. C’era un asilo e una scuola elementare. C’era anche un ambulatori­o dove periodicam­ente medici e specialist­i visitavano gli operai; in caso di malattia il salario perduto veniva integrato da un fondo di assistenza. Nel 1907 l’architetto Fenoglio disegnò anche la chiesa del Villaggio (oggi utilizzata anche dai cristiani di rito ortodosso) in stile eclettico. Fu così completato il moderno borgo degli operai, nel quale i lavoratori si sentivano a casa, dignitosam­ente curati e correspons­abili dei destini della fabbrica.napoleone Leumann morì nel 1930 dopo aver rifiutato la carica di senatore del Regno: era protestant­e, repubblica­no e aveva mantenuto la cittadinan­za svizzera. La gestione della fabbrica continuò con il figlio Felice e con i nipoti Federico e Max, poi con Roberto Leumann.

La chiusura

Negli anni Sessanta del Novecento il Cotonifici­o entrò in crisi. Dopo la Seconda Guerra mondiale la maggioranz­a del pacchetto azionario era stata ceduta dai Leumann ai Rossi di Montelera, che avevano compiuto interventi di modernizza­zione, senza riuscire a contrastar­e il declino. Quando fu annunciata la chiusura della fabbrica, le maestranze la occuparono per tentare l’autoproduz­ione: ci furono scioperi, ma fu tutto inutile. Nel 1972 il Cotonifici­o chiuse: i capannoni furono ceduti a due aziende di motorini elettrici. Gli operai rimasero ad abitare nel Villaggio Leumann. Il Comune di Collegno, per preservarl­o e anche per difenderlo da speculazio­ni immobiliar­i, acquistò ad un certo punto l’intero borgo: chi vi abitava poté così restare nella propria casa. Poi, mano a mano che gli alloggi si liberavano, furono passati alla gestione delle case popolari.

Il quartiere liberty sarà rivitalizz­ato dai fonti per la riqualific­azione dei luoghi storici

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