La sfilata del Pride: «Siamo 150 mila» In prima fila anche il sindaco Lo Russo
Gli organizzatori: «Meravigliosa partecipazione al grido di “Queer e ora”, eravamo in 150 mila»
Con lo striscione «Queer e ora!», Vladimir Luxuria, il sindaco Lo Russo, l’assessore ai Diritti Jacopo Rosatelli e il coordinatore del Torino Pride Marco Giusta aprono il corteo. I 18 carri alle loro spalle rimbalzano al ritmo della cassa e alle 16.40 la sfilata del Pride 2022 ha inizio. Quello della Cgil, con le bandiere Uil e Cisl sul cassone, è in rappresentanza di tutti i sindacati confederati. Seguito dai carri di
Arci, Famiglie Arcobaleno, Arcigay, circolo Maurice e il bar gay torinese Senza Fronzoli, da cui le drag queen buttano baci. Rifondazione Comunista, Amnesty International, l’unione degli atei e degli agnostici razionalisti, gli scout della rete Cngei tengono ben distesi gli striscioni. «Pride da record, siamo in 150 mila», dice il coordinatore del Torino Pride, Marco Giusta.
Con lo striscione «Queer e ora!», Vladimir Luxuria, il sindaco Lo Russo, l’assessore ai Diritti Jacopo Rosatelli e il coordinatore del Torino Pride Marco Giusta aprono il corteo. I 18 carri alle loro spalle rimbalzano al ritmo della cassa e alle 16:40 la sfilata del Pride 2022 ha inizio. Quello della Cgil, con le bandiere Uil e Cisl sul cassone, è in rappresentanza di tutti i sindacati confederati. Seguito dai carri di Arci, Famiglie Arcobaleno, Arcigay, circolo Maurice e il bar gay torinese Senza Fronzoli, da cui le drag queen lanciano baci. Rifondazione Comunista, Amnesty International, l’unione degli atei e degli agnostici razionalisti, gli scout della rete Cneig (e non la cattolica Agesci) tengono ben distesi gli striscioni. «Pride da record, siamo in 150 mila», dice il coordinatore del Torino Pride Giusta (circa la metà per la Questura), «è un Pride bellissimo, coloratissimo. Segno che c’è voglia di lottare per il nostro diritto a essere felici». In testa al corteo, anche le attiviste di «Torino città delle donne» che raccolgono firme per una legge che introduca in Piemonte la doppia preferenza fra i generi per le cariche elettive. Ma anche i rettori Stefano Geuna (Università) e Guido Saracco (Politecnico). Nessuno sembra sentirsi escluso da questo Pride che come un vento animato da tante correnti soffia su valori, diritti e libertà relativi a famiglia, genere, sesso, ma anche canone estetico. Celluliti, smagliature indossate come glitter, pance di troppo e calzini arcobaleno ballano al ritmo di «Pedro» della Carrà. Ma anche sui tormentoni della radio di Blanco, Jovanotti e ovviamente dell’icona Lgbt americana per eccellenza, Lady Gaga. La città è attraversata da un lungo arcobaleno di generazioni di ragazzi che non hanno paura di mettersi il rossetto, né di mostrare l’acne. E di ragazze che se ne fregano della dittatura che moda e pubblicità vorrebbero imporre sui loro corpi.
Dalla body positive alla lotta contro la grassofobia. Dal riconoscimento delle famiglie omogenitoriali a una legge sull’affermazione del genere: i vessilli di questo corteo sono tanti e orgogliosamente differenti. Qualcuno però, da una montagna, protesta. È Paolo Hutter, ex consigliere comunale e assessore all’ambiente di Torino, tra i primi ad aver celebrato in Italia le unioni civili: «Verrò perdonato. Oggi non vado al Pride di Torino. Resto in montagna. Fa troppo caldo per un anziano e forse anche per un meno anziano. Le attuali date del Pride, scrive su Facebook, sono dell’era fossile e le emissioni fossili le hanno ridotte a una prova di resistenza faticosa per giovani combattivi». Sono 53 anni che la manifestazione arcobaleno si celebra nel mese di giugno: dai moti di Stonewall del 1969 a oggi per chiedere con orgoglio uguaglianza e diritti.
È stata un’occasione per rivendicare la tutela delle diversità contro ogni discriminazione