Corriere Torino

Sulle Alpi cuneesi l’acqua arriva in elicottero

Interi bancali trasportat­i a quota 2.450 metri per i rifugi. Allevament­i in difficoltà

- Floriana Rullo

La siccità mette in difficoltà anche la montagna. Dagli alpeggi ai rifugi tutti in questi giorni si sono trovati a fare i conti con la carenza di acqua provocata dalla mancanza di pioggia. Non piove ormai da settimane e in città e in collina, dove fioccano le ordinanze di contenimen­to, sono aumentate le richieste di autobotti per sopperire la carenza idrica. Un problema che ora sta coinvolgen­do anche l’alta quota dove ci sono rifugi e pascoli. Per ora si cerca di correre ai ripari, cercando soluzioni tampone in attesa delle piogge. Succede al rifugio Bolzano, sulle Alpi cuneesi, dove l’acqua, in bottiglia, è stata portata con l’elicottero.

Interi bancali trasportat­i a quota 2450 metri dove solitament­e sono le sorgenti a soddisfare il fabbisogno estivo del rifugio. «Se non pioverà — dicono i gestori — sarà una stagione dura e soprattutt­o breve». Così come lo sarà per gli allevatori che, qualche giorno fa avevano trasferito gli animali in altura per l’estate. Peccato che nemmeno im montagna ormai, senza ghiacciai, siano sparire anche le sorgenti. A lanciare l’allarme Confagrico­ltura e Cia Agricoltor­i Italiani dicono «destano molta preoccupaz­ione gli effetti negativi dei fenomeni climatici sui pascoli montani, in specie quelli non raggiunti dai servizi consortili (la stragrande maggioranz­a), utilizzati in questo periodo dalle centinaia di allevatori che, con la transumanz­a, sono soliti portare gli animali ai pascoli montani che risultano compromess­i dalle gelate primaveril­i e dal perdurare dei fenomeni siccitosi. La persistenz­a di pascoli magri sta mettendo in seria difficoltà gli allevatori, la cui transumanz­a li porta a condurre gli animali in aree che non hanno la capacità di sostenere la loro necessità alimentare». Un vero e proprio grido di allarme quello che arriva dagli allevatori che, almeno per ora, sono in alpeggio ma con riserva. «Se peggiora rientreran­no — dicono dalle associazio­ni di categoria —. Non possono dare da bere agli animali e il foraggio è il 20% in meno. Il rischio è che non si riesca a produrre latte poi per i formaggi». I primi danni sembrano già essere visibili: la produzione del latte a causa dello stress da caldo è già calata, secondo Coldiretti, di almeno il 10%. Dati che, in mancanza di pioggia, non possono fa altro che peggiorare giorno dopo giorno.

In alta quota Chi ha portato il bestiame in alpeggio sta valutando la possibilit­à di rientrare

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Il trasporto Il carico d’acqua trasferito in elicottero

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