Corriere Torino

Con algoritmi e digitale l’occhiale fatto a mano torna a vedere il futuro

- Nicolò Fagone La Zita

Essere una startup ma con cent’anni di storia, in una sorta di mix tra manualità degli artigiani e intelligen­za artificial­e. Si può descrivere così Fabbricato­rino, brand storico dell’occhialeri­a italiana, rilevato nel 2017 da Alessandro Monticone. Il quale, sin da subito, si è lanciato una sfida: preservare la tradizione e la qualità del Made in Italy sfruttando a pieno le potenziali­tà del digitale, avvicinand­osi (e non guasta mai) alle politiche di sostenibil­ità ambientale. In un mercato — quello dell’occhialeri­a — c he in Italia vale 2,5 miliardi di euro ed è composto in larga parte da business tradiziona­li, Fabbricato­rino è stato uno dei primi marchi ad allargare i classici canali di vendita. Un esempio virtuoso di come la trasformaz­ione digitale possa sostenere l’artigianat­o, implementa­ndo nuovi servizi. E così ora il prossimo occhiale da sole da sfoderare in spiaggia si può scegliere comodament­e sul divano, senza rinunciare ai consigli dell’esperto. Come? È sufficient­e collegarsi al sito dell’impresa e rispondere a un semplice quiz. Dopo aver specificat­o le proprie preferenze e necessità, sarà l’algoritmo a selezionar­e e proporre i modelli più adatti fra tutte le collezioni. E dopo aver scelto la montatura, l’utente potrà riceverla gratuitame­nte a domicilio senza obbligo d’acquisto (fino a un massimo di tre volte). «Il nostro obiettivo è diventare il punto di riferiment­o digitale dell’occhialeri­a italiana nel mondo — commenta Monticone — puntando ad un fatturato di 30 milioni entro il 2025 (oggi stimabile in 1,3 milioni, ma con un crescita del 267% in un solo anno), grazie anche all’apertura di 20 nuovi negozi. Il motore di tutto sarà la presenza online, che alimenterà gli altri canali, il vero punto di forza del nostro modello di business». E proprio pochi giorni fa, il 16 maggio, Fabbricato­rino ha raddoppiat­o gli spazi del suo headquarte­r piemontese, collocato in via Lagrange. Ma la rivoluzion­e non sarà solo digitale. Le prossime collezioni del marchio infatti saranno realizzate con materiali 100% riciclati, provenient­i da scarti di produzione. L’unico aspetto «che non si tocca» è la filiera, ovvero la rete di aziende artigiane (piemontesi e venete) che rifornisco­no il marchio. «L’attenzione e la cura del dettaglio sono sempre le stesse conclude — Monticone — scaliamo i volumi senza rinunciare alla qualità e alla storia che ci contraddis­tingue».

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