Langa (alta o bassa), dove tutto ormai è esclusivo e prestigioso
Direttore carissimo, la sua Annina questa settimana alle prese con la lettera L, va detto, questa volta la scelta è facilissima: Langhe! Ci siamo messi tutti al lavoro e l’amico della nonna si è preso subito la parte geo sociale. Ecco i suoi appunti: «Dunque Langhe, al plurale perché sono due, la Bassa, detta anche Langa Albese, e l’alta sperduta nei boschi a cavallo fra Piemonte e Liguria. Tra le due non c’è vera rivalità, ma, diciamo, un rapporto sospettoso venato di malcelata invidia. Eh, già perché la Bassa è quella dei sontuosi vigneti, del Patrimonio Unesco, delle frotte di stranieri che vengono a vedere, e talvolta a rovinarsi, con l’asta dei tartufi. In povere (sic) parole soldi, tanti. Una volta ero sceso ad Alba, avevo parcheggiato la mia Punto assai scalcagnata dietro al Duomo (un miracolo trovare parcheggio), mi ero avviato verso la piazza, ma avendo dimenticato qualcosa in macchina ero tornato indietro. Ed ecco la visione della mia Punto che oltre a diversi bulùn (stortagnature della carrozzeria) era sporca da far schifo vigilata sulla destra da un suv nero grosso come una locomotiva e a sinistra da una Lamborghini Huracàn di un bel giallo fluo Capsule interni foschi. Ah, la poverina. Perché ti capita ad Alba di chiederti se sei sul Tanaro o a Londra, a Dubai. Una mia amica aveva comprato anni fa un appartamento — è ricca — con uno spettacolare bagno già arredato. Notando che la serie dei sanitari, accessori e piastrelle (le medesime che ha Bill Gates a casa sua) mancava dello scopino, così, mentre era a spasso era entrata nello show room del marchio del suo bagno. Una sussiegosa commessa, sfogliando un catalogo rivestito di cuoio argentino, le aveva detto che sì, l’articolo era disponibile, avrebbe potuto essere consegnato in settembre — era febbraio. Chiesto il prezzo, dopo un attimo di esitazione (ma chi è sta pezzente che chiede il prezzo di uno scopino) la ragazza aveva biascicato 180 euro. Quella sera la mia amica mi telefonò: “Senti, vai all’ikea uno di questi? Avrei un favore da chiederti”. Ecco. Non parliamo delle cascinotte che ricordavo spelacchiate e cadenti oggi trasformate in “esclusive e prestigiose” spa con piscine esclusive e prestigiose in ogni suite e vista mozzafiato — questa c’è sempre e gratis — ma comunque esclusiva e prestigiosa. Perché ormai, ma non solo qui, anche il macellaio o il distributore di benzina sono esclusivi e prestigiosi. D’altronde siamo in località iconiche, no? E l’alta? L’alta ridacchia e, metti, i bergamaschi che vengono a farsi un giro e a mangiare in qualche trattoria quassù escono sconvolti: “Ma lo sai che abbiamo mangiato in tre come a un matrimonio per 60 euro (anche meno)”. Quassù, non diciamo proprio la malora, poveri poveri non ce ne sono più, ma è rimasta quell’aria di ciabòt abbandonate nel bel mezzo di un bosco millenario, sempre più vaghe processioni, la dolcezza spettinata dei torrenti e canneti e sambuchi, le rusticissime feste paesane e vai di friciule mentre uno intona le canzoni partigiane. Ovviamente il suv nero è irrinunciabile pure qui e si sprecano le Jeep e i cacciatori di frodo, e cagnetti (che si chiamano tabùi) di stravaganti razze e nomi tradizionali (Fido, Laika, Fulmine) girano indisturbati nei paesetti deserti. Ci sono bar meravigliosi che farebbero la fortuna di chi è alla ricerca di modernariato, alcuni ornati con incongrue reti da pescatore forse per ricordarci che il mare è vicino, ma non vicinissimo, e fastose ferramenta a ogni piè sospinto. E vasti silenzi, notti profumate, stellate che manco in Islanda. Notti beate con solo, ogni tanto, il rumore di un trattore o l’allegro scoppiettare di una preistorica Pandina».