Disperata ricerca dell’acqua per i campi Dai rifugi montani: portate le borracce
Ridotto il carico di prelievo dal Po. In grande difficoltà anche gli allevatori e i rifugi montani: portate borracce
In Piemonte è allerta rossa per la siccità. A deciderlo l’osservatorio dell’autorità Distrettuale del Fiume Po, che si è riunito ieri mattina certificando la gravità della situazione in tutto il bacino del Po. Una situazione allarmante, secondo l’ente, che l’ha definita la peggiore degli ultimi settant’anni. «Una condizione che comporta alla regione la possibilità di vedere riconosciuto lo stato di emergenza — spiega il presidente della Regione Alberto Cirio —. Ma nonostante la dichiarazione d’emergenza non ci sarà, per ora, il blocco permanente dell’acqua ma solo una riduzione del carico di prelievo. Attivato anche un tavolo di crisi permanente». In difficoltà anche gli allevamenti e i rifugi montani: «Portatevi borracce».
Ora è ufficiale: in Piemonte è allerta rossa per la siccità. A deciderlo l’osservatorio dell’autorità Distrettuale del Fiume Po, che si è riunito ieri mattina certificando la gravità della situazione in tutto il bacino del Po. Una situazione allarmante, secondo l’ente, che l’ha definita la peggiore degli ultimi settant’anni. «Una condizione che comporta alla regione la possibilità di vedere riconosciuto lo stato di emergenza — spiega il presidente della Regione Alberto Cirio —. Ma nonostante la dichiarazione d’emergenza non ci sarà, per ora, il blocco permanente dell’acqua ma solo una riduzione del carico di prelievo. Abbiamo attivato anche un tavolo di crisi permanente che ci permetterà di poter riunire tutti gli attori che dell’acqua e soprattutto di agire con i concessionari dell’acqua in Piemonte. È così già operativo lo sfasamento del rilascio dell’acqua di notte per uso agricolo». Lo scopo è quello di salvaguardare l’agricoltura e le colture in campo, a partire dal riso e dal mais, che, in questo momento, si trova in grande difficoltà.
«Abbiamo già avuto massima disponibilità a collaborare accogliendo la richiesta della Regione di rilasciare una quota di acqua dagli invasi per sostenere il comparto dell’agricoltura per il quale i danni rischiano di essere devastanti — sottolinea Matteo Marnati, assessore regionale all’ambiente —. In queste ore il rilascio è già iniziato in alcune aree del territorio e continueremo nei prossimi giorni». Due i fronti su cui si lavora: da una parte chiedendo allo Stato di stanziare risorse immediate per aiutare il mondo dell’agricoltura, dall’altra trovare anche soluzioni interne attraverso i bacini idroelettrici del territorio. Un aiuto ad esempio verrà dato dal canale Cavor che, con le sue acque, darà un po’ di respiro alle colture nei campi almeno per una ventina di giorni, assicura il presidente della Regione. «Noi non possiamo limitarci ad aiutare ma dobbiamo prevenire ulteriori danni — dice ancora Cirio —. La richiesta di calamità per l’agricoltura va in questa direzione. Lo Stato deve ricordare che, in un momento in cui i concimi e la benzina sono aumentati, questa crisi rischia di essere il colpo di grazia per le aziende piemontesi. E noi non possiamo permettercelo». Una situazione che la Regione aveva già previsto tanto che già nei giorni scorsi il Piemonte aveva inoltrato al governo la richiesta di stato di calamità per l’agricoltura e di stato d’emergenza per le criticità legate alla rete idrica sulla cittadinanza. Acqua che in regione si potrà continuare ad usare per almeno dieci giorni, ma solo per uso domestico. Niente piscine. Niente lavaggio di auto in cortile.anche per questo motivo già 170 comuni hanno emesso ordinanze per limitarne l’uso, con tanto di sanzioni per chi non le rispetta. Una penuria di acqua che si registra soprattutto in montagna e che si aggrava ogni giorno di più a causa delle alte temperature e la mancanza di precipitazioni.
La carenza di acqua e quindi anche quella di foraggio sta mettendo a dura prova gli allevatori che hanno portato in altura i pascoli e, anche per questo, stanno pensando di tornare in pianura. «Il caldo stressa gli animali — tuonano da Confagricoltura —. E questo diventa un problema per la produzione di latte, già in calo del 10%». In difficoltà ci sono ad esempio anche i rifugi ad alta quota che, continuano a fare i conti con la carenza idrica tanto da consigliare a chi li raggiunge di fornirsi di borracce. Non solo. Al rifugio Garelli, a Chiusa di Pesio, sulle Alpi Liguri a 1970 metri di quota, spaventa l’elettricità: «La luce è alimentata dal laghetto del Marmores — racconta il gestore, Guido Colombo —. Quest’anno non so come andrà a finire se si scende sotto i 6 kilowattora di potenza. Porteremo un gruppo elettrogeno». Un problema che riguarda anche la produzione idroelettrica attuale, scarsissima, e con il pericolo per il raffreddamento delle centrali termoelettriche e che potrà terminare solo con l’arrivo delle piogge.