Corriere Torino

Accusato di essere falso cieco: «Mi muovo con gli altri sensi»

Per la Procura avrebbe incassato illecitame­nte la pensione per 4 anni. «Nel quartiere so dove andare»

- Di Simona Lorenzetti

«Le persone non conoscono il mondo dei ciechi. Con il tempo impariamo a muoverci con autonomia, soprattutt­o nel quartiere in cui viviamo e dove ci sentiamo più sicuri». A parlare è un sessantenn­e torinese finito sul banco degli imputati con l’accusa di truffa ai danni dell’asl. Secondo il pm Gianfranco Colace, l’uomo «con artifici e raggiri» sarebbe riuscito a ottenere una pensione d’invalidità: in quattro anni, dal 2014 al 2018, avrebbe illecitame­nte incassato circa 30 mila euro. A smascherar­lo dopo giorni di pedinament­i sono stati gli uomini della Guardia di finanza, che nella loro relazione hanno messo in luce comportame­nti che contraster­ebbero con quanto riportato sui documenti che ne attestano l’invalidità: scattava fotografie, pubblicava selfie e video sui social e in un’occasione avrebbe indugiato con lo sguardo sul lato b di una giovane donna. E questo nonostante risultasse essere «cieco assoluto»: attestazio­ne — è la tesi dell’accusa — grazie alla quale avrebbe «indotto in errore la Commission­e medica dell’asl Torino 1, che valuta le invalidità civili e gli handicap». Per l’avvocato Roberta Alba, che difende l’uomo, gli investigat­ori si sarebbero basati «su luoghi comuni» per contestare l’invalidità. E ieri in aula, di fronte al giudice Federica Gallone, è stato il sessantenn­e a replicare strenuamen­te alle accuse che gli vengono mosse.

«Abito in corso Vercelli da 30 anni e conosco la zona. Uso il bastone, ma in alcuni momenti mi muovo agevolment­e anche senza. Non ne ho bisogno per entrare nel bar in cui vado a prendere il caffè. Sono iscritto all’unione ciechi e ho frequentat­o diversi corsi. E così ho acquisito sempre maggiore autonomia. Il sistema per muoverci lo troviasono mo». Poi l’uomo, rispondend­o alle domande del pm e del giudice, ha illustrato alcuni esempi: «La strada la attraverso con le orecchie, sento se arrivano le auto e quando non sicuro chiedo aiuto. Le monete? Le riconosco dal tatto». E ancora: «Come è possibile che scatti fotografie al mio cane? Ha un campanello al collo, che mi permette di capire dove si trova. Sono un ex fotografo, posso scattare immagini bendato». Il giudice gli ha poi ricordato le foto e i video sui social in cui si mostra mentre taglia il legno. «Sono i miei nipoti e mia moglie ad aiutarmi a fare i video e postarli. Dopo che mi hanno denunciato, li ho tolti: mi sono spaventato. È vero, sego il legno: ma solo tagli dritti e non eseguo sagome o curvature. L’unico sbaglio che ho commesso è mettere alla mia Lessi la pettorina di cane guida: non lo è, l’ho addestrata io e con lei mi sentivo più tranquillo». Il verdetto fra tre settimane.

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