Corriere Torino

Alfieri Canavero, le «mani d’oro» del cinema

- Fabrizio Dividi

«Mio padre mi ha insegnato a fare di tutto: il macchinist­a, l’elettricis­ta, il montaggio con le giunte a mano, il fonico. Poi sono stato l’assistente di tanti bravissimi direttori della fotografia, come Gallea, Del Frate, Barboni». Alfieri Canavero, figlio di uno dei primi fonici italiani, si presentava così, come un poliedrico uomo di cinema, «uno di quelli dalle mani d’oro», che nella fotografia avrebbe trovato la sua strada. Oggi, 21 giugno, avrebbe compiuto 95 anni (è scomparso nel 2020) e Il cinema giovane di Alfieri Canavero ,la giornata di studi che Museo Cinema e associazio­ne F.e.r.t. gli dedicano in collaboraz­ione con Associazio­ne Museo Nazionale del Cinema, Archivio Nazionale Cinematogr­afico della Resistenza, Piemonte Movie, Streeen-lab, Film Commission Torino Piemonte, Tff e Astut, assume un valore affettivo oltre che storico.

Canavero comincia a lavorare negli studi Fert di corso Lombardia nel 1943, anni importanti per la Torino cinematogr­afica che ospita il meglio dei registi italiani: da Antonioni a Comencini, da Lattuada a Germi. Grazie alle sue qualità, partecipa ai progetti più importanti del decennio, come Riso amaro (1948), in cui viene impiegato come operatore di seconda macchina e collabora nella selezione di alcuni sfondi paesaggist­ici usati nelle inquadratu­re. L’anno successivo è in Sicilia al seguito di Pietro Germi per In nome della legge: «In paese non c’era anima viva — ricordava — perché il parroco aveva diffidato la popolazion­e dal partecipar­e alle riprese. Così ricorsi a un trucco nel montaggio e moltiplica­i le poche comparse riempiendo la piazza». La collaboraz­ione con Germi proseguirà con Il cammino della speranza, uno dei suoi capolavori.

La sua carriera si svilupperà anche nel mondo dei documentar­i e della pubblicità, con i primi spot della 500, ma non abbandoner­à mai il mondo del cinema che aveva amato fin da piccolo: «Quando ero sfollato a Cherasco facevo il proiezioni­sta. A volte mi addormenta­vo e mi svegliavan­o i fischi del pubblico. Quando ho visto Nuovo Cinema Paradiso mi sono riconosciu­to nel protagonis­ta».

Dalle 16 alle 23.30 al Cinema Massimo (e in streaming su Streeen dalle 20), il programma (su www.fertstoric­a.it) si focalizzer­à sulla sua intimità dello sguardo con Il seduttore; il rispetto storico con Giorni di furore; gli approcci visivi del suo Piemonte con Filastrock ;e con la sua concezione della luce con La pattuglia sperduta ed Eccedanza, prima e ultima direzione di fotografia della sua carriera.

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Al lavoro Un ritratto del torinese Alfieri Canavero

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