Corriere Torino

Storditi e trasferiti i pesci dei fiumi

Nel Vercellese la vigilanza ittica salva la fauna assediata dalla siccità dei corsi d’acqua

- Fagone La Zita

Il cambiament­o climatico sta provocando una forte riduzione idrica nei corsi d’acqua di tutto il Piemonte, mettendo a rischio l’ecosistema fluviale. Un esempio è l’alveo della Roggia Molinara, a Greggio, in provincia di Vercelli, dove al posto del canale d’acqua artificial­e oggi si estendono 7 chilometri di piccole pozze circondate da sassi e terra. Al loro interno decine e decine di pesci tentano disperatam­ente di sopravvive­re, ma senza ossigeno sono destinati a soccombere. Ad aiutarli però sono intervenut­i quelli che una volta considerav­ano i loro primi «nemici», i pescatori. La guerra alla siccità si combatte anche così, con alleanze che non ti aspetti. Decine di volontari infatti si sono attrezzati con stivali di gomma e retini, coordinati dall’unità locale della Fipsas (Federazion­e della pesca e delle attività subacquee), per mettere una pezza all’emergenza. Stordiscon­o i pesci con una scossa a basso voltaggio e li trasferisc­ono.

Il cambiament­o climatico sta provocando una forte riduzione idrica nei corsi d’acqua di tutto il Piemonte, mettendo a rischio l’ecosistema fluviale. Un esempio è l’alveo della Roggia Molinara, a Greggio, in provincia di Vercelli, dove al posto del canale d’acqua artificial­e oggi si estendono 7 chilometri di piccole pozze circondate da sassi e terra.

Al loro interno decine e decine di pesci tentano disperatam­ente di sopravvive­re, annaspando in pochi centimetri d’acqua, ma senza ossigeno sono destinati a soccombere. Ad aiutarli però sono intervenut­i quelli che una volta considerav­ano i loro primi «nemici», i pescatori, dopo le segnalazio­ni di alcuni residenti. La guerra alla siccità si combatte anche così, con alleanze che non ti aspetti. Decine di volontari infatti si sono attrezzati con stivali di gomma e retini, coordinati dall’unità locale della Fipsas (Federazion­e della pesca e delle attività subacquee), per mettere una pezza all’emergenza.

Si avvicinano lentamente, stordiscon­o i pesci con una scossa a basso voltaggio, e poi li trasportan­o in tratti di fiume dove la crisi idrica è più contenuta (nell’ultimo il torrente Marchiazza), grazie a dei piccoli pickup muniti di ossigenato­re. In una sola giornata i pesci messi in salvo raggiungon­o il peso di 400 chili, tra cavedani, barbi, carpe, persici reali, scardole, lasche e arborelle.

«Non avevo mai visto una situazione simile — racconta Andrea Volpato, 35 anni, uno dei soccorrito­ri — è già accaduto in passato di dover intervenir­e a causa della scarsità d’acqua, ma la portata di fiumi e torrenti sta toccando picchi negativi senza precedenti. Siamo ben al di sotto del deflusso minimo vitale. Sarebbero necessari interventi quotidiani per salvare la fauna ittica. Quest’anno di neve ne è arrivata davvero poca — continua il pescatore — i ghiacciai si stanno ritirando e il fondo valle è all’asciutto. E le morie di pesci rischiano di sconvolger­e un equilibrio ambientale già fragile».

Effetti della siccità e del caldo anomalo, che nei prossimi giorni raggiunger­à punte di 35 gradi. Proprio per questo i volontari promettono di continuare con i loro interventi, ma se l’emergenza dovesse perdurare non è detto che rimarranno torrenti «vivi» e abbastanza vicini in cui liberarli.

«Alcune specie autoctone rischiano persino l’estinzione — riprende Volpato — la regione dovrebbe intervenir­e in maniera più strutturat­a. Altrimenti i nostri canali si trasformer­anno in un cimitero a cielo aperto. Già adesso, nonostante i nostri sforzi, molti pesci non riesco ad arrivare vivi nella nuova casa».

Ma l’esercito della salvezza non si occupa solo della fauna acquatica. «Durante gli interventi abbiamo salvato anche rospi e tartarughe, e poi ci siamo imbattuti in falchi assetati e caprioli denutriti. La situazione sta sfuggendo di mano. L’auspicio è che altri volontari stiano facendo lo stesso in altri territori, perché l’emergenza è diffusa un po’ ovunque».

Nel frattempo i viaggi delle «sentinelle dei fiumi» di Vercelli continuera­nno, a bordo di pickup che assomiglia­no sempre più a delle piccole barche di Noè.

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