«Più digitale e formazione per le nostre eccellenze»
«Il nostro territorio ha un’anima tech che sta acquistando sempre più luce: abbiamo appena vinto tre bandi europei, per un totale di 17 milioni di euro che saranno subito scaricati a terra». Massimiliano Cipolletta, presidente della Fondazione Torino Wireless e amministratore delegato del gruppo Scai, risponde così all’analisi uscita sull’inserto economia del Corriere Torino, dove si denuncia come la città insegua bandi per l’innovazione per poi ritrovarsi senza risorse e con i progetti di ogni centro di ricerca mutato (e rimpicciolito). Risponde sottolineando come tre progetti piemontesi siano stati selezionati per far parte della rete degli Edih, European Digital Innovation Hub voluta dalla Commissione Europea: Expand del Cim 4.0, il Chedih di Unito sulla salute circolare e quello di Polito sulla smart mobility. E poi c’è un quarto progetto, di Leonardo, che riceverà la metà delle risorse.
Le eccellenze, quindi, ci sono. Ma la sensazione è che si disperdano, e che a volte siano costrette ad andare l’una in competizione con l’altra. «Serve un confronto serrato — prosegue Cipolletta — ma non una cabina di regia, non amo le strutture gerarchiche e apicali. Nel digitale il modello più efficace è quello collaborativo. Più iniziative ci sono meglio è, chiaro che non deve essere una Babilonia, ma se prolificano significa che il territorio ha capito. Se ti chiudi in una stanza per decidere gli obiettivi, se individui un ente unico che se ne occupi, rischi di ritrovarti nel metaverso quando sei uscito: nel mondo digitale bisogna essere agili, la differenza è tra viverlo o subirlo, la logica di indirizzamento è più quella del cluster».
Per Cipolletta un ruolo fondamentale sta nella formazione: «Bisogna realizzare una Accademy della Ict, perché in Italia mancano le figure a curvatura digitale, oltre un milione». Ma se l’mctt è diventato Città della mobilità e L’I3A non esiste più, allora serve anche un cambio di passo: «La trasformazione digitale ha una curva seinodale stretta, serve più velocità. Dobbiamo cercare sinergie per essere più flessibili, o il cambiamento ci fagocita». Ma il momento è questo, e Torino Wireless lo sa: «A volte siamo stati al centro della scena, altre meno. Ma dando sostegno a piccoli comuni e imprese sul digitale, ora stiamo avendo grande richiesta. Ecco perché abbiamo rinnovato l’accordo di programma con tutti i soci fondatori e presto annunceremo alcuni cambiamenti sul nome e sul nostro statuto: Wireless non indica più innovazione, e Torino è una visione ristretta, perché i temi di cui trattiamo ci impongono una visione più ampia. Ci sentiamo di nuovo al centro della scena».
Ma le imprese rispondono al cambiamento? «Un tessuto c’è — conclude Cipolletta —, è una minoranza silenziosa, bisogna dargli più voce. Le imprese stanno capendo sulla loro pelle l’importanza di avviare la trasformazione digitale».