«Era Gatti a ordinare gli investimenti»
Dalla decisione di investire in titoli poco sicuri fino alle mail che disponevano i bonifici in favore di due società, la Gesi e la P&P. A ordinare le manovre finanziarie sui conti svizzeri intestati a Finpiemonte sarebbe stato l’ex presidente della finanziaria Fabrizio Gatti. A sostenerlo in aula è Francesco Cirillo, l’uomo che tra il 2015 e il 2017 era il direttore della filiale di Zurigo della banca Vontobel. Cirillo, accusato di concorso in peculato, ha scelto di farsi interrogare nel processo sui sei milioni di euro distratti dalle casse di Finpiemonte e destinati alle società di Pio Piccini e Massimo Pichetti, i due manager che avrebbero dovuto salvare la Gem di Gatti dal fallimento. Cirillo parla correttamente italiano, eppure ha voluto deporre in tedesco avvalendosi di un’interprete e di alcuni appunti scritti nella nostra lingua. Difeso dall’avvocato Roberto Trinchero, ha ripercorso gli incontri con i dirigenti di Finpiemonte che portarono alla stipula del contratto tra la finanziaria e Vontobel per il deposito di 50 milioni di euro: «Era chiaro che i soldi sarebbero stati investiti, la nostra banca non si occupa di depositi. Più volte abbiamo parlato di strategia d’investimento». E ancora, sarebbe stato Gatti a dire di acquistare con i soldi di Finpiemonte un titolo ad alto rischio: «Lo sconsigliai, ma mi rispose che il denaro era loro e facevano quello che volevano. I documenti li firmava il presidente, spedendoli via mail». Gatti ha disconosciuto le firme e la casella di posta elettronica. Cirillo ha anche spiegato di conoscere Piccini e Pichetti, che desideravano ottenere dalla banca una linea di credito. Ma su altri presunti rapporti professionali si è avvalso del segreto bancario. Nel controesame gli avvocati di Gatti, Luigi Chiappero e Luigi Giuliano, hanno fatto notare come Cirillo non abbia mai risposto a Finpiemonte quando da Torino sollecitavano il rientro del denaro come previsto dal contratto.