Corriere Torino

‘Ndrangheta e spaccio, (ri)arrestato a Barcellona il boss Vittorio Raso

Già in manette nel 2020, rilasciato dal giudice si era reso latitante

- di Simona Lorenzetti

Èdurata due anni la latitanza di Vittorio Raso, il 43enne di origini calabresi considerat­o uno dei principali boss della ‘ndrangheta. L’esaurito, questo il suo soprannome, è stato arrestato martedì sera dalla polizia spagnola in uno dei quartieri vip di Barcellona, Castelldef­els: qui riedono alcuni dei giocatori della squadra blaugrana. Ufficialme­nte, Raso è stato fermato durante un banale controllo. Il sospetto, tuttavia, è che non si sia trattato di un semplice colpo di fortuna, ma che il boss fosse da tempo nel mirino della polizia catalana che avrebbe lavorato in stretto contatto con gli uomini della squadra mobile e della Procura di Torino. Sta di fatto che le cronache raccontano che il 43enne, che non ha mai nascosto di essere un amante della bella vita, è stato bloccato a bordo della propria auto. Agli agenti avrebbe mostrato documenti falsi, che non sarebbero stati in grado di proteggern­e l’identità. E così nel giro di qualche ora, Raso si è ritrovato in una cella.

Difeso dall’avvocato Enrico Calabrese, era già stato arrestato nel 2020 (sempre in Spagna). Ma venne rilasciato dal tribunale locale. Pur essendo ricercato per una sfilza di reati legati al traffico internazio­nale di droga, oltre che per associazio­ne mafiosa, quando finì in manette ai magistrati venne consegnato un verbale di accompagna­mento in cui si faceva riferiment­o soltanto alle accuse di usura. Un reato per il quale in Spagna non è prevista la custodia cautelare in carcere. Un banale cavillo che permise al presunto boss di tornare in libertà e far perdere le proprie tracce prima che arrivasse il nuovo mandato di cattura europeo, in cui si parlava esplicitam­ente di associazio­ne mafiosa.

La notizia dell’arresto dell’esaurito è rimbalzata prima sulle pagine de El Pais e poi sui siti di tutti i quotidiani italiani, a riprova della fama che nel tempo si è costruito il ricercato (annoverato tra i più pericolosi e potenti in circolazio­ne). Raso è inserito dagli inquirenti nella consorteri­a della famiglia Crea, dove rivestireb­be la carica di «vangelo»: vale a dire, colui che regge il cosiddetto «Crimine» (il braccio più violento della ‘ndrangheta) del capoluogo piemontese. Condannato a 17 anni per traffico internazio­nale di droga e associazio­ne a delinquere finalizzat­a allo spaccio di stupefacen­ti, Raso era ricercato per associazio­ne mafiosa. Il suo nome, infatti, compare nell’inchiesta «Pugno di Ferro». Nei suoi confronti, sul mandato di cattura europeo, sono elencati una serie di reati: dall’associazio­ne di stampo mafioso all’usura aggravata dal metodo mafioso, dal traffico di droga alla ricettazio­ne e all’illecita detenzione di armi. Nello specifico, Raso è accusato di aver organizzat­o, con l’aiuto delle mogli di Adolfo e Aldo Cosimo Crea, un sistema di prestiti a tasso usuraio con soldi ricavati da una società che, attraverso un prestanome, riusciva a ottenere fondi pubblici. Il processo si celebra a Torino e lunedì il pm Valerio Longi avrebbe dovuto chiederne la condanna, ma l’udienza è stata rinviata.

 ?? ?? Latitante Vittorio Raso, 43 anni, viene portato in carcere dalla polizia spagnola, a Barcellona: era ricercato dal 2018
Latitante Vittorio Raso, 43 anni, viene portato in carcere dalla polizia spagnola, a Barcellona: era ricercato dal 2018

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