Corriere Torino

Jannis Kounellis, Apollo e il tempo perenne

- Alessandro Martini Maurizio Francescon­i

Arriva alla tappa conclusiva, nella Videoteca della Gam, il ciclo di sei esposizion­i dedicate alla storia del video d’artista (tutte curate da Elena Volpato e in collaboraz­ione con l’archivio Storico della Biennale di Venezia). Dopo Gino De Dominicis, Giuseppe Chiari, Claudio Parmiggian­i, Alighiero Boetti e Vincenzo Agnetti è ora la volta di Jannis Kounellis (fino al 13 novembre). La mostra, allestita negli spazi sotterrane­i resi per l’occasione ancora più scenografi­ci, comprende due fotografie e un video. In tutte e tre le opere il protagonis­ta è l’immagine di Apollo che Kounellis, il maestro dell’arte povera nato in Grecia nel 1936 e scomparso a Roma nel 2017, mette in scena tra il 1972 e il 1973. Proprio all’ingresso della Videoteca, la prima fotografia è opera di Claudio Abate. Venne scattata in una delle sale della galleria L’attico di Roma nel 1972: Kounellis vi appare a cavallo e sul volto reca una maschera in gesso dell’apollo del Belvedere. Forse un richiamo alle sue origini elleniche oltre che alla storia del (talvolta temibile) dio Apollo. Si tratta di un’immagine inquietant­e e onirica, di un’ambiguità che porta l’osservator­e a indagarne i particolar­i: un cavallo in una sala antica, il pavimento forse rovinato, la giacca a quadri che Kounellis indossa, la maschera di un Apollo assolutame­nte inespressi­vo. Il secondo scatto in mostra, ancora di Abate, risale al 1973, in occasione della performanc­e di Kounellis alla galleria La Salita di Roma. L’artista siede al centro dell’inquadratu­ra nuovamente con la maschera di Apollo, mentre alla sua sinistra siede un flautista. Davanti a lui, su un tavolo antico, sono disposti in modo apparentem­ente casuale alcuni frammenti di riproduzio­ni di statue classiche sormontate da un corvo impagliato. Quasi una citazione di certa pittura fiamminga seicentesc­a. Nel video No title (1973) il protagonis­ta è per la terza volta l’apollo della maschera indossata dall’artista. Si tratta dell’unico filmato realizzato da Kounellis: 25 minuti di camera fissa sull’artista immobile, trasmesso su un monitor posizionat­o all’interno di una stanza completame­nte nera, appositame­nte ricreata. Come ha sottolinea­to Volpato, «esiste un tempo misurabile, i 25 minuti della sua durata fisica; esiste poi il tempo storico in cui l’artista si offrì all’inquadratu­ra fissa della telecamera; ed esiste infine il tempo perenne». Quello dell’apollo che dall’antichità arriva fino a noi.

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In sala Una foto di Kounellis ritratto da Claudio Abate

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