La startup che cerca l’«oro blu» nell’aria
«Vogliamo portare a tutti una fonte poco sfruttata di un bene fondamentale, l’acqua pura. Un liquido che ormai, anche per il suo prezzo irrisorio, diamo per scontato, ma che è destinato a diventare sempre più prezioso e conteso. Soprattutto se le persone non iniziano a usarla in modo consapevole». Marco Simonetti, docente del Politecnico di Torino, è tra i fondatori di Aquaseek startup che trasforma l’acqua dall’aria. Progetto con due brevetti esclusivi.
«Vogliamo portare a tutti una fonte poco sfruttata di un bene fondamentale, l’acqua pura. Un liquido che ormai, anche per il suo prezzo irrisorio, diamo per scontato, ma che è destinato a diventare sempre più prezioso e conteso. Soprattutto se le persone non iniziano a usarla in modo consapevole». Marco Simonetti, docente del Politecnico di Torino, è tra i fondatori di Aquaseek, startup che trasforma l’acqua dall’aria. Un progetto nato grazie a due brevetti esclusivi, uno detenuto al 100% dal Politecnico di Torino, l’altro al 50% con la Princeton University, e che è stato testato prima nel deserto di Palo Duro, in Texas. «Ora stiamo lavorando in Sicilia, sull’isola di Pantelleria —racconta Simonetti — . Il territorio siciliano è in emergenza idrica e così anche il loro prodotto tipico: lo Zibibbo, la vite da cui si ricava il loro vino. Non ci sono alternative, nemmeno l’acqua del mare può essere usata per via della salinità. Così abbiamo cercato una soluzione che possa tutelare la coltura. Faremo così anche per altre zone nella morsa della siccità, come ad esempio la coltivazione vite in Piemonte».
La macchina, una spugna porosa capace di catturare la forma gassosa dell’aria e che, dopo aver fissato il vapore, la trasforma in acqua, per ora è capace di produrre mille litri al giorno. «Obiettivo è quello di arrivare a produrne almeno un migliaio – continua il CEO di Aquaseek –. E soprattutto poter utilizzare il nostro prodotto per uso domestico». La società vorrebbe un domani creare delle applicazioni residenziali dotate di propri fornitori di acqua e quindi indipendenti dagli acquedotti.
«Per ora è solo un progetto sulla carta — conclude ancora Simonetti — Ci piacerebbe portare la nostra macchina nelle case delle persone. Il problema però è che bisogna anche creare una cultura sull’uso dell’acqua. Bisogna far capire alle persone quanto sia importante l’uso consapevole. Il rischio, in caso contrario, è che nessun altro intervento o studio possa servire a garantirla in futuro».