Corriere Torino

Prova sartoriale, ma fuori c’è la dura realtà

- Di Der Commissar

La seconda prova comincia molle. I ragazzi sono tranquilli, graziati. Quest’anno ogni scuola fa per sé. Costruisce l’esercizio a misura, sartoriale. Taglia e cuci. Stringi e accorcia finché il «Re è nudo». Peccato che non ci sia il bambino a gridarlo, a fargli sapere che questa scuola li ha flatté fin da piccoli, il bimbocentr­ismo pedagogico ha vinto sulle pur dure prove della vita a venire: un eccesso del passato, un eccesso dell’oggi. Perché domani, ed è già domani, i vestiti e calzati reucci prêt-à-porter affrontera­nno l’arena, molti impreparat­i. Sarà il mondo del lavoro a disvelarli, a reclamare profession­isti fatti e finiti e se non li trova qui, li va a cercare altrove (come biasimarlo?). Seconda prova: si scaglia la freccia e, dopo, in base a dove si è conficcata, si dipinge il bersaglio….centro!

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