«Che errore un’altra possibilità»
Sonia ha 17 anni quando ha la sua prima delusione d’amore. Poco dopo conosce un altro ragazzo, di 22. «Era simpatico, disponibile, mi sentivo a mio agio. Andavamo d’accordo e trascorrevamo tanto tempo insieme. Poi lui cambiò», racconta. Ben presto le premure e i piccoli gesti di attenzione si trasformano in gelosia ossessiva: «Si contrariava quando uscivo con le amiche e ha iniziato ad aspettarmi fuori dal posto di lavoro: diceva che voleva farmi una sorpresa. In realtà voleva solo controllarmi». L’apparente storia d’amore è una prigione e la relazione diventa soffocante. «Quando gli dissi che mi ero stufata, mi picchiò: mi mise le mani al collo, mi prese per i capelli. Eravamo in auto, sono scappata rifugiandomi nell’androne di casa. Ero scioccata». Lui la raggiunge e chiede scusa, perdono: promette che non succederà mai più. «E io stupida creatura decisi di dargli un’altra possibilità. Ma il perdono ricevuto non è valso a nulla. La situazione è peggiorata, bastava un ritardo di dieci minuti perché mi picchiasse». Allontanarsi, prendere le distanze, fuggire all’inizio sembra impossibile. «Ero terrorizzata, ogni volta che provavo a lasciarlo lui si infuriava, digrignava i denti e mi minacciava: “Io ti ammazzo”. Poi scaricava i suoi pugni su di me». I genitori provano ad aiutarla, si rivolgono ai carabinieri. Ma lei non vuole sporgere denuncia, ha paura. «Un giorno il mio medico curante mi consiglia di contattare Telefono Rosa. Era ora di dire basta. Stavo male: avevo dolori alla testa, tachicardia e un senso di oppressione alla gola. Ero stanca di vivere nel terrore. Non è stato agevole uscirne. Il cammino è stato inquieto e doloroso, ci sono stati molti momenti di scoraggiamento, in cui avrei voluto abbandonare tutto». Ma alla fine ce la fa. «L’ho denunciato e mi sono costituita parte civile. Lui è stato processato e condannato. Ora è uscito per sempre dalla mia vita. Oggi capisco quanto sia importante abbattere il muro di silenzio costruito dalla paura, dalla vergogna e dal sentimento di umiliazione che per lungo tempo mi hanno accompagnato. È importante sapere di non essere sole». (s. lor.)