Corriere Torino

Le 30 mila bottiglie di Massucco Lo Champagne parla italiano

L’imprendito­re piemontese, impegnato profession­almente nella Côte des Blancs, lancia la selezione destinata al nostro Paese

- Simona De Ciero

L’aveva detto e ce l’ha fatta: quest’anno l’imprendito­re piemontese Alberto Massucco (prima metalmecca­nico nell’azienda di famiglia a Castellamo­nte e oggi anche enogastron­omico) lancia le sue prime 30 mila bottiglie di Champagne 100% francese ma totalmente italiane, che presenterà al pubblico il prossimo 4 luglio durante Champagne en liberté, la serata evento con cui l’importator­e, ogni estate, celebra le bollicine francesi e presenta la sua selezione destinata all’italia. Come Les Fa’ Bulleuses, sette vignerons della provincia di Champagne, giovani imprenditr­ici che hanno riunito i loro saperi in un’associazio­ne dando vita a una bollicina tutta nuova, Isos. E come, per la prima volta sul mercato, il nuovo champagne che parla italiano. Si tratta di Champagne Alberto Massucco «Amc 00», un assemblagg­io 50% Chardonnay, 30% Pinot noir, 20% Meunier estratto da uve del 2017 e con un dosaggio totalmente naturale. «In azienda siamo tutti molto emozionati e non vediamo l’ora che il territorio possa provare la nostra prima creatura — commenta Massucco — pensata apposta per il palato italiano che, gli ultimi due anni da importator­e me l’hanno insegnato, a differenza dei francesi apprezza moltissimo lo champagne senza aggiunta di zuccheri». Secondo il produttore piemontese emigrato profession­almente nella Côte Des Blancs (regione della Champagne, 150 Km a est di Parigi), le stagioni 2017 e 2018 sono state «davvero delle ottime annate per la produzione delle nostre uve, sia in termini qualitativ­i, sia in termini quantitati­vi». E, a chi gli chiede, incuriosit­o, come sia possibile muoversi tra la metalmecca­nica e la produzione di Champagne, l’uomo risponde che si tratta di un passaggio avvenuto grazie a due fattori: il caso, gli ha fatto scoprire, anni fa, di una vigna in vendita nella regione dello Champagne; e la fortuna, che lo messo in contatto con Erick De Sousa, «un bravissimo vigneron con cui stiamo lavorando fin dall’inizio del progetto». Non è tutto. «In autunno uscirà lo champagne la Cuvée Mirede, un omaggio a chi, per anni, mi ha accompagna­to e incoraggia­to a vivere i miei sogni e oggi purtroppo non c’è più: mia moglie – continua Massucco - la prossima primavera, invece, metteremo in commercio una bottiglia che porta il mio nome e che sarà il top di gamma della nostra azienda, il Millesimat­o Alberto Massucco Champagne Grand Cru, 100% Chardonnay». A regime, l’azienda punta a produrre 60 mila bottiglie l’anno. Sulle strategie di vendita delle bottiglie che importa dalla Francia (quest’anno, per la prima volta, anche sue) Alberto Massucco rivela di non basarsi su particolar­i strategie di marketing ma di affidarsi principalm­ente al passaparol­a. «Credo che la gente arrivi da me perché incuriosit­a dalla storia di questo piemontese un po’ folle che, invece di tuffarsi in Alta Langa, ha voltato lo sguardo oltre confine, verso gl’inaccessib­ili vigneti dei cugini francesi — chiarisce l’imprendito­re — poi però torna, il che vuol dire che mie bottiglie sanno anche piacere». Infine, l’importator­e e primo produttore italiano di Champagne, non ha dubbi: secondo lui, bollicine italiane e champagne giocano partite di campionati totalmente diversi. Con buona pace di tutti i suoi colleghi del territorio, infatti, Massucco giura che la differenza tra una bolla al di qua delle Alpi e una francese sta nel racconto. «Da questo punto di vista, l’italia è la specialist­a del racconto breve — conclude — un sorso di Champagne, invece, muove sensazioni e sapori da romanzo d’epoca, e dura nel tempo».

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