Corriere Torino

Inseguendo Fenoglio»

Il pianista albese Fabio Giachino presenta l’opera «Ego scriptor» «Ho provato a tradurre in note i suoi pensieri, emozioni e scritti»

- Luca Castelli

Tutte le strade di questa storia portano ad Alba. È la città dello scrittore Beppe Fenoglio, che vi è nato cento anni fa e l’ha immortalat­a nei suoi romanzi; quella del pianista Fabio Giachino, da lì partito per inseguire il sogno del jazz a Torino; e quella del festival Alba Jazz, che domenica 3 luglio ospiterà la prima di Ego scriptor, un’opera che unisce questi percorsi: ispirata al

Diario di Fenoglio, composta da Giachino, eseguita dalla neonata Alba Jazz Orchestra.

«Verso la fine dell’anno scorso eravamo alla ricerca di nuove idee con Fabio Barbero, il direttore di Alba Jazz», racconta Giachino. «È spuntata fuori quella di creare un ensemble orchestral­e. Da tempo sognavo un organico per il quale scrivere musica e Fabio ha detto: “È l’anno del centenario di Fenoglio, sarebbe fantastico iniziare con qualcosa dedicato a lui”».

Come mai il «Diario»?

«Ci siamo confrontat­i con il Centro Studi Beppe Fenoglio. Il Diario non è molto conosciuto ed è chiamato così solo per ragioni editoriali: il nome vero sarebbe Quaderno n.7 e raccoglie appunti e riflession­i scritte nell’estate del 1954. Per Fenoglio era un momento di crisi: aveva appena pubblicato

La malora, che sarebbe diventato uno dei suoi libri più famosi ma all’uscita fu molto criticato. In Ego scriptor ,la nota che ho scelto come titolo, non fa passi indietro e conferma la sua vocazione di scrittore».

Quei testi hanno acceso scintille musicali?

«Mi sono subito reso conto che “trasporre in musica” Fenoglio non sarebbe stato semplice. Di lui conosciamo la passione per il jazz tradiziona­le degli Stati Uniti e poco più. Allora ho pensato: perché non fare una cosa diversa, una “musica a programma” dove provare a tradurre le sue emozioni, i suoi pensieri, i suoi scritti in qualcosa di nuovo?».

Ha seguito un modello o un metodo preciso?

«Un punto di riferiment­o sono stati i Quadri di un’esposizion­e di Modest Musorgskij. Non dal punto di vista dello stile, ma nel modo di sviluppare musica da qualcosa che con lei non c’entra nulla. Musorgskij si ispirò alla mostra dedicata a un amico artista e immaginò i brani come passeggiat­e tra un quadro e l’altro. Io ho immaginato di seguire le passeggiat­e di Fenoglio nelle Langhe, tra un pensiero e l’altro. Quell’estate lo scrittore ha fatto festa con gli amici, ha osservato il paesaggio, ha scritto su Alba. Io ho cercato di dare un’interpreta­zione musicale a questi pensieri, attraverso sette composizio­ni, lasciando stare il Fenoglio “partigiano” e “narratore della guerra”, soffermand­omi sull’uomo che aveva amicizie, affetti e passioni anche oltre la scrittura.

Volevo restituirn­e un’immagine più leggera di quella comune».

Sempre rimanendo fedele al linguaggio jazz?

«Sì, perché è quello che mi è più consono. Ma ho inserito anche elementi classici e popolari. Per esempio, c’è questo luogo dove Fenoglio si recava spesso: il bric Berico. L’ho immaginato come cornice di una festa d’agosto, una di quelle dove si trascorre la notte con gli amici, si balla, si osservano le stelle, ci si diverte senza pensare troppo».

Da chi è composta la Alba Jazz Orchestra?

«In gran parte sono persone con cui lavoro da anni, come Davide Liberti e Ruben Bellavia alla ritmica. La sezione fiati nasce da esperiment­i che avevamo condotto al Mad Dog Social Club, ma è più ampia. C’è Enrico Degani alla chitarra e ci sono due voci, che permettono di creare un effetto corale e saranno spesso usate come uno strumento. Questa è proprio un’opera musicale, non un reading, non ci saranno testi dello scrittore».

Oltre all’alba e alle Langhe di Fenoglio, contiene anche quelle di Giachino?

«Vivo a Torino da 15 anni, ne sono innamorato, ma il mio cuore è ancora parte delle Langhe. Non so se si sentirà nell’opera, ho cercato di concentrar­mi sulla musica, ma penso sia inevitabil­e che — provando a esprimere i sentimenti di quelle terre — vi siano finite dentro anche le mie radici di campagna, tutte uva e nocciole».

❞ Attraverso 7 composizio­ni, mi sono soffermato non sullo scrittore e partigiano, ma sull’uomo che aveva amicizie, affetti e passioni

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