Corriere Torino

«Provo in tutti i modi ma non trovo personale»

Vanzini: «In 30 anni non ho mai avuto tanti problemi insieme»

- N. F. L. Z.

Sono sempre più frequenti i casi di imprendito­ri che pubblicano offerte di lavoro, anche allettanti, ma che non trovano candidatur­e, nonostante l’ampia percentual­e di disoccupaz­ione in Piemonte. È il caso di Stefano Vanzini (foto), 59 anni, proprietar­io di un’impresa edile torinese con 10 dipendenti e circa 1,5 milioni di fatturato. «Il vero problema del settore in questo momento è la mancanza di lavoratori qualificat­i — racconta — proviamo a strapparce­li tra aziende, proponendo condizioni più favorevoli, ma la coperta è corta. Eppure non abbiamo lasciato nulla di intentato. Abbiamo usato tutti i canali, dagli annunci sui giornali a quelli sui siti, ci siamo affidati al passaparol­a, ci siamo rivolti alle agenzie interinali e agli uffici di collocamen­to. Niente da fare, nessuno risponde, anche le scuole non sfornano più». E così sulla scrivania dell’imprendito­re continuano ad accumulars­i preventivi, 22 in pochi mesi, ma difficilme­nte si tradurrann­o in commission­i concrete. «Mio padre mi ha consegnato il timone dell’azienda trent’anni fa, ma non mi sono mai trovato in una condizione simile. Dobbiamo gestire troppe difficoltà nello stesso momento, tra rincari di energia e materie prime e l’assenza di manodopera specializz­ata. Per far fronte a tutto dovrei triplicare il personale, invece sono costretto a rinunciare a decine di nuovi incarichi per garantire la serietà nei tempi di consegna». A mancare sono soprattutt­o manovali, muratori, capo-cantieri, magari con qualche anno di esperienza alle spalle. «Abbiamo allargato le ricerche al mondo giovanile — continua Vanzini

— ma i ragazzi non sono propensi ad entrare nell’edilizia. Il 20enne preferisce lavorare nel ristorante piuttosto che nel cantiere, eppure la paga è simile se non superiore. E difatti il 70% del personale a Torino è coperto da stranieri. Ho fatto dei colloqui con giovani a cui occorre insegnare tutto, ma mi è stato risposto che per meno di 1.500 euro al mese non si muovono. Una cifra che ritengo esagerata». E poi si aggiunge il problema del rincaro dei materiali, che si ripercuote soprattutt­o negli appalti privati: «È difficile stipulare un contratto se nessuna delle due parti sa quanto costeranno i lavori — conclude Vanzini — e oggi nemmeno il meccanismo della cessione del credito per i bonus sta funzionand­o. Ci sono troppe varianti non prevedibil­i».

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