Corriere Torino

Diana Bracco: «La mia Nizza, posto del cuore»

- Di Christian Benna

C’era una volta il Monferrato: terra di magia fatta di castelli, ciabòt (piccoli fabbricati tra i vigneti), infernotti (le tipiche cantine in tufo), ma fuori dalle rotte, salvo qualche rara incursione di celebrità, come quella di Niels Liedholm che trasformò il borgo di Cuccaro nel suo buen retiro. Adesso che la tenuta del Barone è finita in mano a un gruppo asiatico e che, tra queste colline prende casa un regista di slancio internazio­nale come Luca Guadagnino e quasi nessuno se ne stupisce, bisogna bussare alla porta di chi, tra i pionieri del Monferrato che torna al centro della mappa, crede e investe da tempo in queste colline. «Il Monferrato è un luogo del cuore, capace di conquistar­e a prima vista grazie alla sua sincerità, genuinità e straordina­ria bellezza», racconta Diana Bracco, imprenditr­ice farmaceuti­ca e filantropa, che da 15 anni produce nell’azienda agricola il Botolo il vino che proviene dalla tenute Le Coccole e

Colombaro, cru di Nizza. «Nel 2007 con mio marito Roberto de Silva, nato nel Monferrato e innamorato delle sue terre d’origine, decidemmo di cogliere la sfida di produrre vini di eccellenza, convinti delle grandi potenziali­tà di questo angolo di Piemonte ancora poco conosciuto. Nacque così l’azienda Agricola il Botolo, 15 ettari attorno all’incantevol­e borgo di Nizza Monferrato». Nella cantina de Il Botolo, 120 mila bottiglie l’anno, ci sono il Nizza DOCG, anche in versione Riserva (affinato in legno fino a 30 mesi), il Moscato, lo Chardonnay e uno spumante metodo classico. «Passeggian­do per questo territorio che amo profondame­nte — aggiunge la presidente e ceo del gruppo Bracco — si rimane incantati dalla genuina bontà del cibo, dalla spontaneit­à delle persone, dalla tranquilla vitalità della vita sociale: il Monferrato non è un’esperienza, è un autentico modo di vivere. Nel corso degli anni la capacità di offrire servizi ai turisti è tra l’altro molto aumentata, riuscendo però a mantenere una profonda identità territoria­le».

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