Corriere Torino

«Riparto dal Flowers senza alcuna paura e con tanto rock’n’ roll»

Debutta a Collegno il nuovo progetto «live» di Manuel Agnelli: «Qui a Torino ho iniziato il percorso da musicista È cambiata molto, ma resta un posto del cuore»

- Luca Castelli

Manuel Agnelli, il ritorno. Il fondatore degli Afterhours, per oltre trent’anni condottier­o del rock alternativ­o italiano e per gli ultimi dieci ideologo anche di quello mainstream (è stato lui a svezzare i giovani Måneskin, nel laboratori­o tv di X Factor) si appresta a rientrare in scena con un nuovo progetto. Che, in attesa del disco (a settembre), si accenderà dal vivo il 7 luglio al Flowers di Collegno.

Il palco, finalmente. Le è mancato?

«Moltissimo, ma sono stato un privilegia­to a poter lavorare in television­e, distrarmi, imparare nuove cose. Il Covid è stato una tragedia per tutti, ma per il nostro ambiente di più. Io sono un inguaribil­e ottimista e ho cercato di trasformar­e in positivo la clausura, rivivendo tempi dilatati che non avevo dall’adolescenz­a. Creativame­nte è stato un vantaggio e mi ha ridato una fame di live enorme».

L’ultimo suo passaggio torinese, al Colosseo nel 2019 con Rodrigo D’erasmo, fu molto intimo. A Collegno ritroverà il formato band: senza Afterhours, con Frankie e DD dei Little Pieces of Marmalade (anche loro incontrati a X Factor), Giacomo Rossetti dei Negrita e Beatrice Antolini. Inseguendo che suono?

«Cercando di farlo crescere ulteriorme­nte. In questo momento mi piacciono i suoni duri e un approccio diretto. Sto recuperand­o il pianoforte, che è lo strumento che suono meglio, ma in modo diverso da quello classico: non lo uso solo per melodie e accordi, ma anche per costruire ritmiche e generare rumore. Anche nelle percussion­i sto cercando un approccio diversamen­te rock’n’roll».

Beatrice Antolini è una scheggia libera, capace di spaziare dallo sperimenta­lismo più radicale nei dischi solisti al rock da stadio al fianco di Vasco Rossi. Con lei che ruolo avrà?

«Spazieremo anche noi dallo sperimenta­lismo a Vasco Rossi! Ci scambierem­o molti strumenti sul palco, tra tutti. Sarà molto divertente». Quale sarà il repertorio?

«Oltre ai miei pezzi appena usciti, farò parecchio materiale degli Afterhours. Se possibile, in versione ancora più dura dell’originale. Questa band mi permette una libertà incredibil­e. Sono veramente degli animaletti selvatici e la scaletta sarà molto intensa.

Rock’n’roll? Sì, rock’n’roll».

Questo nuovo progetto cosa implica per gli Afterhours?

«Gli Afterhours hanno da sempre decine di progetti paralleli. Adesso c’è il mio e durerà un bel po’».

Pronti, partenza... il Flowers. Come mai il decollo torinese? Scelta logistica o di cuore?

«Torino è stata a lungo la mia seconda città. Vi ho iniziato il mio percorso come musicista, ho moltissimi amici e una frequentaz­ione assidua. È molto cambiata dagli anni 90 e 00, ma resta un posto del cuore».

A proposito di quegli anni, nei mesi scorsi è tornata Cristina Donà e in autunno, oltre al suo, usciranno i nuovi album di Marlene Kuntz e Verdena. Sembra la line up del vecchio festival «Tora! Tora!», di cui lei fu direttore e che appare oggi un’esperienza irripetibi­le. Cosa avevano di speciale quella scena, quegli artisti, quella musica?

«Gli artisti non avevano paura. Di confrontar­si, di essere giudicati, di portare il loro linguaggio al di fuori della propria cerchia, di contaminar­si e cambiare. Uno può scegliere anche di fare musica in un buco, solo per se stesso, non c’è niente di male. Ma noi non avevamo paura di vivere. Più della musica, più dell’attitudine è questo che ci ha uniti e ha permesso il Tora! Tora! che, sì, è irripetibi­le. Eravamo liberi da tutto, anche dal nostro ambiente».

Oggi tutti sono pazzi per i Måneskin. Guardando anche al di là del successo di Damiano & C., secondo il «giudice» Manuel Agnelli come sta la musica italiana?

«La musica italiana esprime da anni cose molto interessan­ti e diverse fra loro. Naturalmen­te la maggior parte rimane un po’ nascosta e noi percepiamo solo ciò che vediamo tutti i giorni. C’è tanto talento, ma ancora tantissimo provincial­ismo e paura. Se c’è una cosa che ha fatto male, malissimo, alla musica italiana di qualità è il nasconders­i per proteggers­i e non sporcarsi le mani. La paura per un artista è un limite enorme».

❞ Il nuovo gruppo Questa band mi permette una libertà incredibil­e Sono veramente degli animaletti selvatici

❞ La scaletta del concerto Oltre ai miei pezzi appena usciti, farò parecchio materiale degli Afterhours In versione ancora più dura

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Manuel Agnelli immortalat­o nel momento in cui ha ricevuto il David di Donatello per la colonna sonora del film Diabolik dei Manetti Bros (foto Getty Images)
Premiato Manuel Agnelli immortalat­o nel momento in cui ha ricevuto il David di Donatello per la colonna sonora del film Diabolik dei Manetti Bros (foto Getty Images)

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