Pagamenti con il Pos, al via le multe nel mirino chi dice no alle carte Ai mercati gli irriducibili del contante
Da oggi si rischiano ammende da 30 euro e aumenti del 4% sulle transazioni
«Posso pagare con il bancomat?». La domanda tormentone di ogni acquisto potrebbe arrivare a una data di fine: oggi, giovedì 30 giugno 2022. Da stamattina infatti scatta l’obbligo di legge che prevede multe a commercianti e professionisti che rifiuteranno pagamenti con carte di credito, di debito o prepagate. Pena 30 euro di ammenda e l’aumento del 4 per cento sulla transizione. Non proprio un salasso, ma comunque un deterrente. Dal 2014 in Italia il Pos è obbligatorio per chiunque abbia a che fare con gli utenti finali. Peccato però che in assenza di sanzioni, la moneta elettronica è rimasta ai margini dei pagamenti.
❞ Giancarlo Banchieri (Confesercenti) Le sanzioni non servono Bisogna invece ridurre le commissioni applicate
Un conto però sono i grandi negozi o i supermercati e anche la maggior parte dei bar si sono convertiti ai Pos. Un altro conto sono i mercati, dove a seconda del banco si spendono pochi euro di spesa. Per legge anche qui da oggi pagabili con bancomat. Nella pratica c’è chi si dichiara pronto a pagare multe ma che non si attrezzerà di pos, chi aumenterà i prezzi, chi è già ricorso al pos. «Aumenterò i prezzi, come potrei fare? — anticipa Ahmed Alami, marocchino di nascita ma ambulante da sette anni al mercato di Porta Palazzo —. Lo leggi il cartello? Vendo canottiere, calze, costumi per tre euro al massimo. A chi mi chiederà di pagare con il bancomat dirò di sì, ma dovrà darmi un euro in più per la commissione». Anche Luigi, da tre generazioni al banco delle caramelle in piazza della Repubblica mostra un sorriso amaro: «Hanno chiesto un registratore di cassa, e l’ho messo. Hanno chiesto la Pec, e me la sono fatta. Ma il Pos no. La media di spesa qui è di ottanta centesimi, un euro di caramelle. Piuttosto fatemi la multa, pagherò quella». Il problema infatti non è il pagamento elettronico in sé, ma il costo della commissione. «Le sanzioni sono un provvedimento inopportuno per le imprese più piccole — conferma Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti —. Un vero e proprio accanimento. Oltretutto poco utile alla causa della moneta elettronica, la cui adozione continua da anni a crescere ininterrottamente. Tra il 2014 ed il 2021, anche senza multe, i Pos nelle imprese sono più che raddoppiati passando da 1,8 a 4,1 milioni: una rivoluzione sostenuta a proprie spese dalle imprese. In termini assoluti, il costo per l’esercente arriva fino a 1.081 euro, a seconda del tipo di dispositivo utilizzato e del relativo contratto, oltre che del volume delle transazioni». Esclusa dall’adeguamento di legge l’app Satispay. Il metodo di pagamento via telefono inventato in Piemonte, utilizzato da 3 milioni di persone in Italia, dal 30% della popolazione maggiorenne torinese e dal 40% degli esercenti resta fuori dai giochi. Eppure era valido nel programma cashback di Stato, ma la legge parla solo di movimenti di credito o ricaricabili, non app. «Stiamo esportando il metodo Satispay anche in Germania, in Lussemburgo. La commissione è di 0 centesimi fino ai 10 euro, 20 centesimi dopo. Quando riscontriamo irregolarità interveniamo ma si tratta di casi molto rari», dichiarano da Satispay. Questo perché non manca chi chiede al cliente più movimenti con uno stesso pagamento per non superare i 10 euro per non addebitarsi la commissione. Anche con il bancomat: iniziano le segnalazioni di pagamento maggiorato al cliente. «Confesercenti è favorevole a incentivare la moneta elettronica. La strada da percorrere però non è quella dell’imposizione — conclude Banchieri —, ma della riduzione delle commissioni applicate. Dovrebbero essere azzerate per importi fino a 50 euro».