Un laghetto e una tavola per saltare a testa in giù Cicerale e il wakeboard
A Settimo lavora il ct azzurro che sogna l’olimpiade
ho iniziato a proporre in giro progetti per realizzare un impianto di cable wakeboard. In Piemonte non esistevano, io ne ho costruiti due».
Nel 2016, però, l’alluvione ha distrutto tutto e Cicerale ha dovuto ricominciare da capo: «È stata dura, ma ce l’abbiamo fatta. E quello che era un impianto di avviamento è diventato un campo gara internazionale». Dopo una carriera agonistica di ottimo livello, nella quale ha collezionato 4 titoli italiani, Cicerale non ha abbandonato la tavola: «Continuo a gareggiare tra i master. I ragazzi giovani, però, sono delle spugne, apprendono tutti i segreti e migliorano la tecnica. Hanno tra i 14 e i 26 anni e oggi si vedono trick che 10 anni fa erano impensabili».
Le difficoltà, però, non sono poche. In Italia ci sono 24 mila tesserati con la Federazione sci nautico e wakeboard, ma pochi impianti e gli atleti veri sono poco più di una quarantina: «Qualcuno si allena qui, altri li vado a vedere in giro e poi ci sono raduni. Per gareggiare serve talento e concentrazione. Tutto si concentra in pochi istanti, due minuti al massimo, durante i quali devi saltare, scivolare sui box e dare il massimo negli air trick. Gli errori si pagano caro».
Per praticare cable wakeboard non bisogna essere necessariamente campioni: «Assolutamente no, ma è necessario procedere per gradi. A chi viene qui per la prima volta, indipendentemente dall’età, consigliamo sempre di fare qualche prova sul lago piccolo, dove si fa l’avviamento. In quello grande il campo gara è di 450 metri e quando prendi in mano il bilancino devi prepararti