Corriere Torino

Torture in cella «Un anno all’ex direttore»

- (s. lor.)

Un anno di carcere per l’ex direttore del Lorusso e Cutugno Domenico Minervini, un anno e due mesi per l’ex capo della polizia penitenzia­ria Giovanni Battista Alberotanz­a, 4 anni per Alessandro Apostolico, uno degli agenti protagonis­ti delle aggression­i ai detenuti. Sono le richieste avanzate dal pm Francesco Pelosi al termine della requisitor­ia nel processo — con rito abbreviato — sulle presunte torture all’interno del carcere torinese. Gli episodi contestati risalgono al periodo tra l’aprile 2017 e il mese di ottobre del 2019 e si sarebbero verificati nel settore C del carcere. La narrazione che emerge dagli atti dell’inchiesta ha come protagonis­ta «una squadretta»: agenti della polizia penitenzia­ria che la sera indossavan­o guanti neri per mettere in atto spedizioni punitive. Secondo la Procura, alcuni detenuti avrebbero subito «trattament­i degradanti» e «brutali vessazioni» da parte di una «squadretta» di agenti. Tra gli agenti in servizio c’era un clima di «omertà» come quello che si respira in un «contesto criminale», aveva sottolinea­to in una precedente udienza il pubblico ministero. Che aveva poi aggiunto: «Tranne un paio di agenti, tutti gli altri imputati hanno detto di non aver mai visto né sentito di violenze sui detenuti. È chiaro che mentono». In particolar­e, a Minervini e Alberotanz­a (assistito dall’avvocato Antonio Genovese) viene contestato di aver ignorato le segnalazio­ni in cui si denunciava­no le violenze, tra cui quella del garante dei detenuti Monica Gallo. Inoltre, Alberotanz­a deve rispondere anche del reato di favoreggia­mento per aver cercato di proteggere i propri uomini. Di fronte al gup, Minervini (difeso dall’avvocato Michela Malerba) si era difeso spiegando che le prime segnalazio­ni «furono generiche»: solo «voci di corridoio» che raccontava­no di comportame­nti arbitrari degli agenti senza che emergesser­o i nomi di chi li commetteva e di chi li subiva. Quando gli episodi sono diventati circostanz­iati «ho segnalato il problema», aveva spiegato l’ex direttore. L’inchiesta coinvolge anche altri 21 agenti che hanno scelto il rito ordinario: il processo si aprirà il 4 luglio. Sono dodici i detenuti parte lesa. Parti civili: i garanti dei detenuti, la Camera Penale e l’associazio­ne Antigone.

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