Corriere Torino

«La democrazia è un patto tra élite e popolo: quando si rompe, Roma si disgrega»

Nel suo ultimo saggio, «L’inquilino», Lucia Annunziata riflette sulla crisi del sistema politico: se ne parlerà domani al Circolo dei lettori

- di Paolo Morelli

Che la politica si trovi in un momento difficile è indubbio. Come appare evidente, da anni, il clima di sfiducia che si respira intorno ai rappresent­anti delle istituzion­i, dove l’unico che ne sembra (quasi) immune è il presidente della Repubblica. Basta guardare al caso emblematic­o di Torino con le sue periferie: un tempo feudo della sinistra, sono prima passate in maggioranz­a al Movimento 5 Stelle e poi, nelle ultime tornate elettorali, a destra. «Questa cosa non è incredibil­e? Abbiamo vissuto negli ultimi dieci anni un’oscillazio­ne del consenso che non si era verificata nemmeno nell’arco dei quarant’anni precedenti». A dirlo è Lucia Annunziata, giornalist­a, esperta di politica, che domani alle 18.30 al Circolo dei lettori, presenterà il suo L’inquilino. Da Monti a Meloni: indagine sulla crisi del sistema politico (Feltrinell­i). Frutto di tre anni di ricerche e interviste, seguiti da sei mesi di editing, il libro non è un saggio di politologi­a, ma adotta un approccio diverso. La politica si mostra attraverso una narrazione fatta di persone, premier scelti non alla luce dei risultati elettorali e bruciati uno dopo l’altro, così come i segretari del Pd. Certo, il primo ministro non viene votato dagli elettori ma dal Parlamento, che è l’organo eletto dal popolo, ma fino all’ultimo governo di Silvio Berlusconi, il premier era anche lo stesso leader politico della coalizione vincente in campagna elettorale. Esperienza che, dopo sette premier in undici anni («figure comunque legittime») è tornata a ripetersi con la vittoria di Giorgia Meloni. «Questo non è un caso», commenta Annunziata, «perché la destra è molto forte in Italia. Una delle ragioni per cui nel nostro Paese si è cercato di non entrare in crisi era il timore dell’europa — perché qui bisogna guardare all’europa e nel libro ci sono diversi intrecci — che anche in Italia si aprisse un fronte di destra.

Cosa avvenuta nel 2018 con Matteo Salvini, insieme a Marine Le Pen e Viktor Orban. Il voto, poi, è tornato su un partito di destra di protesta». Del resto, la crisi della sinistra tradisce la crisi più profonda dei partiti politici e la destra non ne è esclusa. Nel racconto di Lucia Annunziata si ripercorro­no alcune importanti vicende, dall’arrivo di Mario Monti in poi. «La sfiducia nella politica nasce dalla crisi dei partiti — spiega — che invece di avere la capacità di eleggere dei premier e dei governi solidi sono stati zitti. Monti viene scelto per stabilizza­re il Paese, ma non lo fa perché non ha un voto popolare dietro».

Del resto, sin dal titolo, la giornalist­a cerca di riconnette­re la politica ad alcune importanti radici storiche. Fu

Catilina, in risposta alla prima «catilinari­a» di Cicerone, a definire l’avvocato esponente degli Optimates, strenuo difensore della repubblica, come un «inquilino» dell’urbe. «A Palazzo Madama (sede del Senato a Roma, ndr )isavoia hanno fatto dipingere, fra le altre cose, questo episodio — prosegue Annunziata, che con questo aneddoto apre il libro — ed è un tema molto interessan­te. Chi ha fatto la democrazia? È un patto tra élite e popolo, quando si rompe Roma si disgrega».

Così oggi, la rottura fra l’élite politica e il popolo, «cavalcata dal Movimento 5 Stelle, sì, ma anche da Matteo Salvini», la sfiducia si diffonde e il primo partito politico, in crescita costante, resta quello dell’astensione. «Il libro — conclude l’autrice — è anche una narrazione dei fatti, c’è un tessuto umano molto drammatico con moltissime interviste anonime, di persone che hanno parlato con me “da dentro”. L’intento è far capire cos’è il Parlamento fuori le mura di Roma. Il rapporto della sinistra con il Paese è sempre stato più emotivo, ma ciò che ha distrutto tutto è il listino. Se un segretario sceglie gli eletti allora scompare la rappresent­anza. Questo fattore di vicinanza con il territorio, un tempo tipico della sinistra, è scomparso. Nel libro ci sono storie vere, un racconto politico che passa attraverso l’elemento umano».

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